giovedì 30 maggio 2013

Gobliniana 4: il film 'La casa' (1974) di Angelino Fons.

 


Mega post dedicato all’esame approfondito della pellicola ‘La casa’, un dramma fantascientifico diretto da Angelino Fons nel 1974, per lungo tempo assolutamente ‘invisibile’. Ho già parlato di questa pellicola in ‘Goblin sette note in rosso’ ma all’epoca avevo visto solamente l’edizione italiana intitolata ‘Intrighi tra le stelle’, pesantemente manomessa, ora grazie all’amicizia del mitico Denis che ringrazio pubblicamente ed a cui dedico questo post, sono riuscito a visionare anche l’edizione spagnola, recentemente emersa tra i collezionisti.
retro del pressbook spagnolo
La Trama.
1° gennaio 1998: al termine della festa di capodanno organizzata da Paul Jefferson (Carlos Estrada) nella sua villa in montagna, rimangono solamente la moglie Sara (Magda Konopa), Clo Randall (Josè Maria Prada) con l’amata Pamela (Helga Linè), l’ingegnere di belle speranze David (Antonio Cantafora) e la giovane Helen (Franca Gonella). 
Carlos Estrada, Magda Konopa, Antonio Cantafora, Helga Linè, Franca Gonella e Josè Maria Prada
Paul propone un ultimo brindisi ma lo champagne è drogato e gli ospiti si addormentano profondamente. L’indomani il gruppo scopre che una tempesta di neve gli impedisce di lasciare la casa e Paul invita gli ospiti a passare lì qualche giorno. David, dopo aver subito l’ennesima umiliazione da parte di Paul, rivela che la Terra è stata devastata da un olocausto nucleare e che la casa che li ospita è in realtà una nave spaziale decollata verso il cosmo e con un’autonomia di 40 giorni, sufficienti a far si che le radiazioni sulla Terra diminuiscano, rendendola nuovamente abitabile.
La convivenza tra i personaggi si fa di ora in ora sempre più tesa poiché il padrone di casa svela vari tradimenti, instaurando un clima opprimente che spinge Pamela a sabotare la navicella, rendendo impossibile il rilevamento della situazione sulla Terra. Danni ulteriori sono provocati da una tempesta di meteoriti e da un guasto (o un sabotaggio?) che compromette le scorte alimentari. Pamela si suicida con i barbiturici ed una mano ignota chiude Clo nella cella frigorifera mentre veglia il corpo della moglie. Con le scorte alimentari praticamente esaurite e la produzione di ossigeno in avaria, Helen propone di tornare sulla Terra utilizzando le scialuppe di salvataggio di cui l’astronave è fornita. Paul ed Helen si oppongono ritenendo la Terra ancora inabitabile e Paul decide di farla finita, impiccandosi. David ed Helen si imbarcano su una scialuppa e fanno ritorno sulla Terra, trovandola devastata da venti radioattivi: ai due non resta che abbracciarsi. 


Il film.
Il regista de ‘La casa’ è lo spagnolo Angelino Fons (1936 – 2011) che evita il ridicolo ma non la noia, riuscendo comunque ad assicurare un minimo di carica drammatica al film. D’altro canto Fons non è certo un regista improvvisato, avendo in curriculum diverse pellicole, anche di un certo rilievo. La ‘buona mano’ del regista risulta in alcune sequenze, efficace ad esempio il carrello all’indietro che dal letto su cui amoreggiano David ed Helen passa attraverso l’oblò fino ad inquadrare l’astronave nel cosmo e si possono persino cogliere richiami ad alcuni classici italiani, in particolar modo alcune inquadrature di Bava per ‘Diabolik’ e per ‘5 bambole per la luna d’agosto’ ma anche il Freda de ‘L’orribile segreto del dottor Hitchcock’. 

Il finale, poi, con il rientro della scialuppa di salvataggio, è filmato con indubbio mestiere, camuffando attraverso tagli di montaggio l’evidente inadeguatezza dei mezzi a disposizione. L’ho già affermato nel libro e ribadisco che l’ultima sequenza in cui David ed Helen “novelli Adamo ed Eva in un Paradiso trasformato in Ade” (così scrissi!!) si tengono per mano sulla superficie terrestre grigiastra, brulla, fumante e battuta dal vento, mi richiama alla memoria lo straordinario  finale de ‘L’Aldilà’ di Lucio Fulci. 
Pgarcia (Josè Garcia Martinez) lo scrittore di una certa notorietà autore del soggetto nonché della sceneggiatura assieme al regista Angelino Fons, incuriosito dalle notizie riguardanti lo Skylab, il laboratorio spaziale lanciato dalla NASA nel 1973, concepisce una casa che è al tempo stesso un’astronave, pronta a salpare nello spazio in caso di un disastro nucleare. Naturalmente un simile ‘gioiello’ è appannaggio solo delle personalità più ricche ed importanti che in segreto se le sono fatte costruire, le stesse persone che sono a conoscenza che l’avaria dei satelliti “imbottiti di megatoni” messi in orbita dalle grandi potenze è assai più grave ed irreversibile di quanto comunicato ai media e che la caduta di tali satelliti finirà con il colpire gli arsenali atomici, scatenando una reazione nucleare a catena. Uno spunto interessante che ricorda quello, solo suggerito, de ‘La notte dei morti viventi’, così come lo sviluppo del film, con i personaggi costretti a convivere in uno spazio chiuso, in cui il pericolo più letale è rappresentato da propri consimili.
Al centro delle vicende c’è lo sgradevolissimo miliardario Paul Jefferson, egocentrico, amorale e cinico all’ennesima potenza, un tizio capace di dire che la cella frigorifera non è vuota di alimenti, alludendo alla presenza dei corpi di due suoi ospiti ed interpretato in modo convincente da Carlos Estrada.

L’uomo imperversa sugli ospiti a cui ha salvato la vita (cosa che naturalmente non manca di sottolineare) e che considera dei perdenti, rivelando episodi sgradevoli delle loro vite o delle persone che amano ed informandoli delle bieche azioni a cui li ha sottoposti.
Particolarmente apprezzabili risultano le scenografie, curate da Juan Antonio de la Guerra che mischiano riferimenti pop con altri classici (come i quadri di Brueghel). 

Gli aspetti futuristici della vicenda sono espressi, oltre che dall’astronave, un modellino che ricorda nella forma un satellite od un UFO, anche da qualche gadget che anticipa la domotica. 
Il più assurdo è un accendisigari a muro, sul tipo di quello presente nelle autovetture ma con un cavo elastico che ne facilita l’utilizzo, il più azzeccato è un televisore combo dotato di un riproduttore di filmati su cassetta, azionato da un telecomando che è quasi un mattone. 

Gli effetti speciali sono buoni se si considera che stiamo parlando di un film girato in Spagna nel 1974 con un budget limitato, i matte ad esempio son ben realizzati (specie quelli con le immagini sui monitor, privi di qualsiasi sfarfallio), non male la sequenza del rientro della navicella infiammata, reso invece poveramente l’attraversamento di una fascia di meteoriti che assomigliano un po’ troppo a dei palloni di varie misure (compreso uno da rugby) che rimbalzano sull’astronave…

‘La casa’, coproduzione iberico italiana, è stata girata negli studi Ballesteros di Madrid presumibilmente nella primavera del 1974  ed ha ottenuto il visto di censura spagnolo in data 16 agosto 1974. La prima proiezione pubblica è però avvenuta solamente il 14 giugno 1976, totalizzando nelle sale iberiche complessivamente appena 68.000 spettatori. Di certo quindi non un successo, il che ha contribuito a fare sparire dalla circolazione questa pellicola per vari decenni.

Le musiche.
Filmati d’archivio di esplosioni nucleari. Effetti dissonanti di piatti e corde del pianoforte. Parte uno shuffle di batteria su cui si innesta un basso potente ed arrembanti pennate di chitarra elettrica che scolpiscono un riff hard rock in crescendo mentre i droni vorticosi del minimoog sembrano ventate di letali radiazioni. Inizia così ‘La casa’ con la musica dei Goblin sparata a tutto volume ed assoluta protagonista. Sì perché se non avete letto il libro ve lo ribadisco ora, la colonna sonora di ‘La casa’ è eseguita dai Goblin, anche se non c’è scritto da nessuna altra parte, nemmeno nei titoli di testa del film. Un evento storico della massima importanza poiché è a tutti gli effetti il primo score eseguito dalla band romana. Ma i Goblin non si limitarono alla sola esecuzione delle musiche composte da Enrico Simonetti, anche senza ricorrere alle dichiarazioni di Angelino Fons (riportate per esteso a pag. 27 di ‘Goblin sette note in rosso’), la visione della pellicola fa risaltare come la band, partendo da un tema prestabilito, improvvisò in studio di registrazione, arricchendolo, adattandolo e modificandolo secondo il proprio gusto, risultando in pratica coautrice del soundtrack.

Ma torniamo ai titoli di testa, il brano che potremmo intitolare La casa si estende per oltre quattro minuti e presenta un assolo all’organo di Claudio Simonetti molto retrò (anche per il 1974) che segna un’accelerazione non proprio azzeccata ed uno assolo di Massimo Morante in stile Cherry Five. Purtroppo l’ascolto del pezzo è rovinato da una voce fuori campo che ne copre tutta la seconda parte, narrando gli effetti delle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki ma il brano viene ripreso in altre sequenze con anche alcune variazioni. L’altro brano principale della pellicola è una bella composizione di Enrico Simonetti, un tema drammatico che i Goblin eseguono in numerose varianti e che si può ascoltare in versioni differenti nel LP (pubblicato dalla Cinevox nel dicembre del 1974) I colori del piano con il titolo di Abbandono e nel CD Big Band Concerto and other tales come Spazio intergalattico, quest’ultimo registrato dal vivo in studio nel 1977 con l’orchestra (che include Claudio Simonetti e Agostino Marangolo) e l’apporto vocale di Yvonne Clevert. 
Nella pellicola sono anche inseriti i brani Amicizia ed Invidia di Enrico Simonetti nelle versioni incluse nel già segnalato I colori del piano mentre un orecchio particolarmente attento può captare il Theme from Shaft a commento delle gare di automobilismo irradiate dalla televisione.

Oltre ai due temi principali, ci sono molti altri stacchetti con apporti solistici largamente improvvisati dei vari musicisti (in primis da Fabio Pignatelli che qualche volta sembra perdere un po’ il filo) e sotto questo profilo spiccano il batterista Carlo Bordini e soprattutto Massimo Morante, a conferma che nel suo periodo d’oro, quello dal 1974 al 1978, il musicista dei Goblin è stato uno dei migliori e più originali chitarristi di tutta la scena rock italiana.
Anche se in ‘La casa’ di azione ce n’è pochissima, risultando in pratica un film ‘da camera’ infarcito di dialoghi, nella pellicola è presente molta musica, addirittura 45 minuti sui 97 della versione che ho visionato e che corrispondono in pratica ai 105 dell’edizione proiettata nelle sale. Va dato merito quindi ad Angelino Fons di aver lasciato ampio spazio alle musiche di Enrico Simonetti ed ai Goblin, un soundtrack che il regista gradì moltissimo.
Le musiche de ‘La casa’ con tutta probabilità sono state registrate tra giugno e luglio del 1974, purtroppo i titoli di testa e di coda non danno nessuna indicazione né riguardo all’editore musicale né agli studi, rendendo quanto mai difficile la ricerca dei master e quindi l’eventuale pubblicazione di questo storico score.
 
L’edizione italiana.
‘La casa’ e una coproduzione in cui l’apporto italiano è fornito dalla società Prestano Cinematografica che ha assicurato la presenza degli attori Antonio Cantafora (che, tinto di biondo, è stato il sosia di Terence Hill in varie pellicole d’imitazione come ‘Carambola’) e Franca Gonella (la peggiore del cast), del direttore della fotografia Claudio Racca e del musicista Enrico Simonetti.
Nonostante ciò, non risulta che ‘La casa’ abbia mai avuto una distribuzione nelle sale cinematografiche italiane ma probabilmente all’epoca venne realizzata una versione italiana doppiata che però rimase nel cassetto per alcuni anni, diciamo fino al 1983 quando a riportarla alla luce ci pensò Bruno Vani, regista e produttore di film di serie Z e sodale di Renato Polselli. Poiché si era in piena epoca di ‘luci rosse’ Vani pensò bene (anzi male) di trasformare ‘La casa’ in un film pornografico, aggiungendo al nucleo centrale del film una serie di inserti hard core. La pellicola così ‘arricchita’ usci in alcune sale a luci rosse con il titolo di ‘Sesso così… erotico’, senza passare in censura ed utilizzando fraudolentemente il visto di un’altra produzione iberica ‘El buque maldito’ ovvero ‘La nave maledetta’ (e questo il motivo per cui vari repertori portano come titolo originale di ‘Sesso così… erotico’ quello dell'horror di Armando De Ossorio).
flano del 1983

Non contento, Vani pensò di realizzarne anche una versione ‘per tutti’ da vendere alle televisioni private e che intitolò ‘Intrighi tra le stelle’ ma naturalmente invece di prendere la pellicola originale, si limitò a togliere le sequenze porno da ‘Sesso così… erotico’, ottenendo però un film della durata di appena un’ora! 'Intrighi tra le stelle' iniziò a circolare sulle emittenti private nella seconda metà degli anni '80.
Questa ricostruzione degli avvenimenti è frutto di mie speculazioni ma penso che sia altamente probabile. Infatti in ‘Intrighi tra le stelle’ è rimasto un frammento di un inserto, si tratta di una sequenza di pochi secondi in cui si vede un’attrice che dovrebbe essere Helga Linè (ma che naturalmente non lo è e nemmeno le assomiglia) che si spoglia alle spalle di due uomini, li raggiunge, li abbraccia e poi si inginocchia davanti ad uno dei due… la sequenza si interrompe subito, prima di diventare hard, ma mi sembra un segno evidente che ‘Intrighi dalle stelle’ discende da ‘Sesso così… erotico’ e non viceversa.
I titoli di testa di ‘Intrighi tra le stelle’ dopo il marchio della New Fokus riportano solamente i nomi di Michel Colby (pseudonimo abituale di Antonio Cantafora) e di Franca Gonella mentre la regia è attribuita ad Angel Fons. Il doppiaggio sembrerebbe quello originale d’epoca (è infatti corretto e professionale) con i nomi dei protagonisti italianizzati (Paolo, Claudio Davide, Sara, Pamela, Elena) ma le musiche sono assai diverse rispetto al soundtrack originale de ‘La casa’. Premesso che il numero di tagli compromette la colonna sonora di ‘Intrighi tra le stelle’ (i cui brevissimi titoli di testa sono ‘muti’ e che inizia direttamente con le sequenze all’interno dello chalet, senza il preambolo ‘atomico’), stupisce l’assenza di almeno la metà delle composizioni originali de ‘La casa’, sostituite da library di vario genere, spesso di qualità dozzinale, operazione che non è dato sapere se sia avvenuta all’epoca dell’approntamento dell’edizione italiana o più tardi a cura di Bruno Vani. In ‘Intrighi tra le stelle’ oltre ad alcune brevissime riprese del tema di La casa e di Abbandono, sono rimasti Amicizia ed Invidia, segno evidente che chi ha realizzato la ‘nuova’ colonna sonora non ha gradito proprio la ‘mano’ dei Goblin. 
una sequenza alla 'Buio omega'

Nella parte conclusiva della pellicola ed in particolare nel finale è stata poi utilizzata con grande enfasi (eliminando addirittura le voci dei protagonisti) la Romanza op. 50 in Fa maggiore di Beethoven, mi sembra nella versione di James Last, probabilmente cercando un effetto drammatico alla ‘2001 odissea nello spazio’ ma procurando il dileggio di molti cultaroli, dato che era il leitmotiv di uno spot pubblicitario di un celebre liquore….

Concludo questo post con un omaggio ad Enrico Simonetti, di cui il 28 maggio 2013 è caduto il 35 anniversario della morte. ‘La casa’ dimostra ulteriormente quanto sia stato fondamentale il ruolo di Enrico Simonetti per le sorti dei Goblin. Sono felice di averlo celebrato in ‘Goblin sette note in rosso’, riportando notizie esclusive. E vi assicuro che prima o poi tornerò a parlare di lui.
Enrico e Claudio Simonetti nel 1974