domenica 26 gennaio 2014

Goblin US Tour 2013: ecco tre concerti da non perdere!




Poiché la torrenziale recensione di Denis sicuramente vi avrà fatto venire voglia di assistere ad un concerto dei Goblin, vi propongo alcuni link per soddisfare almeno le vostre orecchie. Mentre i filmati relativi alle date americane caricati su youtube sono generalmente pessimi, è possibile rintracciare sul web delle registrazioni audio davvero ottime. Rimando innanzitutto agli amici di 'Verso la Stratosfera' che in questo post dedicato ai Goblin hanno messo a disposizione le registrazioni di un concerto dei New Goblin - quello del 1 ottobre 2013 (il primo in terra americana) ad Atlanta - ed uno dei Goblin del second leg, quello nella chiesa di New Haven dell’11 dicembre.
Ecco il link

Potete invece trovare qui il file con la registrazione del concerto di Cambridge, giudicato dal nostro reporter russo come uno dei migliori, se non il migliore. Si tratta di un file flac ad alta qualità registrato da uno spettatore utilizzando un recorder digitale. Ascoltando la musica e leggendo il resoconto di Denis vi sembrerà di assistere al concerto. Manca il primo brano (Magic thriller) ma le esecuzioni di Mad pupper e di Goblin sono straordinarie. Buon concerto a tutti voi!


domenica 19 gennaio 2014

La recensione di Denis Podnos del tour americano dei Goblin (terza parte).


La terza ed ultima parte della recensione di Denis:
 
“In fine vi racconto delle nostre esperienze particolari per ogni giorno delle esibizioni dei Goblin con dettagli delle nostre avventure negli Stati Uniti.


Siamo stati fortunati di essere arrivati con una macchina allo Starland Ballroom di Sayreville, New Jersey da Staten Island, dove abitavamo, perché ad arrivare a quel posto isolato e sconosciuto con mezzi di trasporto pubblico da New York City in una sera invernale ci vorrebbero due o tre ore. Il concerto si teneva non tanto lontano da un campo industriale che mi ricordava la centrale nucleare dal film “Virus” di Bruno Mattei, e quanto vorrei vedere i Goblin suonare in un paesaggio come quello! Ci siamo poi anche smarriti in una ampia zona di magazzini prima di arrivare finalmente al locale che non era mica male. In fila davanti alla porta abbiamo incontrato un americano che aveva visto la PFM suonare durante il loro famoso tour per gli Stati Uniti nel 1974 e abbiamo parlato tanto di Goblin (il poveretto non sapeva che i Goblin avrebbero suonato senza Claudio Simonetti) e la musica/cultura dei vecchi tempi. Appena entrati, ho visto uno stand con la merce gobliniana e ho acquistato due magliette baseball e la borsa per vinili. Anche il mio amico ha preso qualche maglietta per sé. Poi abbiamo occupato un posto per noi tre in prima fila sulla destra e mentre aspettavamo i Goblin io osservavo il pubblico, per lo più gente semplice di circa quaranta/ quarantacinque anni, uomini, poche donne, vestiti come i soliti ammiratori di musica rock ed ho incontrato di nuovo dopo 2009 il famoso fan americano Ian Zapczynski, con cui non sono riuscito a parlare prima del concerto e che ho incontrato poi più volte nei locali di altre città. Per primi sono usciti sul palcoscenico Zombi, un duo americano, influenzato da Goblin ed a quanto pare da Fabio Frizzi, che a noi sono piaciuti, in modo particolare un paio di pezzi di cui non conosco i titoli. Dopo una penosa attesa ecco i Goblin. Sin dal inizio sono stato completamente immerso nelle loro musiche e per me il concerto è passato in un attimo senza interruzioni, ad eccezione dei momenti quando comunicavamo le emozioni tra noi tre. Visto che non mi è stato permesso di usare la mia macchina fotografica e la videocamera, ero libero di godermi lo spettacolo. L’esibizione ci è piaciuta moltissimo; la qualità audio era buona ed avevo la sensazione che era un bel inizio. Poi è giunta l’ora del primo incontro con i musicisti, dopo il luglio 2009. Massimo mi ha accolto con tanta sincerità e, pensando a quella data oggi, direi che mi è sembrato più felice che nei giorni seguenti. Abbiamo chiacchierato con il gruppo, i miei amici hanno fatto delle foto con Massimo, Aidan e Maurizio, e credo che uno di miei amici, tanto impressionato dalla bellissima Valeria, ha fatto anche una foto con la ballerina del gruppo proprio il primo giorno dell’incontro. Usciti dall’edificio, in uno stato di stupore grazie ai Goblin, abbiamo parlato un po’ con un americano di origine svedese ed eravamo d’accordo che il gruppo suonava fortissimo. 


Il giorno seguente, dopo una passeggiata per Manhattan ed una bella cena in un ristorante di  proprietà di un italiano, siamo partiti con la metropolitana di New York verso il Greenwich Village per Bleecker Str., per raggiunger un posto chiamato Le Poisson Rouge, dove pare si siano  esibiti, tra gli altri, Miles Davis e Jimi Hendrix. Davanti a questo club ho visto per la prima volta il tour bus di classe A col quale i nostri Goblin viaggiavano per gli Stati Uniti. Ero curioso di sapere come facevano a muoversi tra le città del paese, alcune delle quali a distanza di 500 km. una dall’altra, con solamente due giorni liberi ed anche noi all’inizio avevamo avuto l’idea di affittarci un pulmino ma di classe B o C ma poi abbiamo lasciato perdere. Dopo essere entrato in quel club, abbiamo sentito Zombi suonare e visto di nuovo lo stand con la merce gobliniana. Mi sono comprato più magliette, una felpa e forse anche un’altra borsa ma poi mi sono accorto di una cassa di cartone per imballaggio con il logo dei Goblin che ho pensato di prendere per il nostro Roberto. L’interno del club non faceva una grande impressione; sembrava invecchiato e fangoso con un pavimento vischioso. Mi ha sorpreso poi che per il guardaroba si dovesse pagare 2-3 dollari per ogni capo. Il palcoscenico era troppo piccolo ed il posto è forse più adatto per musica intima da camera o jazz e non elettronica dalle caratteristiche maggiormente sinfoniche (però abbiamo visto sul un muro un manifesto di Afrika Bambaataa, l’ideatore del cosiddetto electro funk). Non so come ha fatto Valeria a muoversi in uno spazio cosi ristretto. Eppure, essendo un po lontani dal palcoscenico potevamo vedere i Goblin molto bene. Il piccolo locale era esaurito ma è difficile dire quanta gente c’era rispetto al piu grande Starland Ballroom dove abbiamo avuto piu spazio per muoverci. La qualità del suono era peggiore che allo Starland Ballroom ma a noi il concerto è piaciuto lo stesso. Durante l’esibizione dei Goblin ho capito che non avrebbero suonato le loro musiche allo stesso modo ovunque. Ho notato come Fabio stava deviando piu volte dalle note non solo delle versioni in studio alle quali siamo abituati ma anche da quelle del giorno prima. Il gruppo suonava diversamente ed ho scattato qualche foto con la mia Canon EOS 5D Mark II, alcune buone, altre di qualità modesta, avanzando ogni tanto verso i musicisti fino ad arrivare vicino a Massimo. Una sensazione fichissima! Abbiamo incontrato i musicisti due o tre volte, ma soltanto per scambiare poche parole, e cosi abbiamo lasciato Bleecker street presto, l’autobus per Staten Island era in ritardo di un’ora e più: bagnati dalla pioggia ed al freddo, nemmeno la musica di Goblin ci poteva riscaldare. E’ stato bello tornare a casa, l’indomani ci attendeva un lungo viaggio.
Partiti con un Dodge Avenger abbiamo percorso le strade degli Stati che circondano New York, percorrendo l’area metropolitana bassa e pianeggiante di New Jersey, in direzione del bellissimo Stato montagnoso del Vermont ed un pezzetto di Massachusetts con delle bellissime case decorate per il Natale. Siamo arrivati a un motel non lontano dalla costa dell’oceano Atlantico dove abbiamo passato la nostra prima notte. Martedì, siamo andati prima nella storica cittadina costiera di Salem dove volevo comprare qualche souvenir da dare ad Aidan per la sua voce della strega ma i souvenir non mi hanno impressionato perciò non ho preso niente. Dopo una passeggiata per i principali luoghi d’interesse con tante belle case di legno ben conservate, ci siamo diretti a Boston, il posto del prossimo concerto dei Goblin.


Al The Sinclair di Cambridge il suono era chiarissimo e lo show ci è sembrato più riuscito degli altri due. Il palcoscenico questa volta era rialzato, cosi che i Goblin ci guardavano dall’alto. Allo sportello della cassa c’era un scritto “sold out” ed il pubblico era ancora più entusiasta ed ha accolto i musicisti a braccia aperte con tante espressioni bellissime e memorabili, del tipo di “this is fucking awesome”, urlati continuamente. Io mi sono permesso soltanto un “Goblin for president” (invece di “Fabio for president” che volevo gridare più volte, ma non so cosa mi ha fermato) grazie allo splendido lavoro dell’intero complesso. Durante l’esecuzione del brano Zombi il gruppo ha avuto un bel cambio del ritmo, quasi irriconoscibile nella seconda parte, un pochino rallentato e poi accelerato, una cosa che mi ha impressionato tanto ma che purtroppo non si è ripetuta negli altri concerti. C’era anche un bellissimo contrasto tra il pianoforte accelerato di Maurizio e l’organo più lento e moderato di Aidan. Massimo mi è molto piaciuto durante quel concerto, la sua passione si trasformava benissimo in una tecnica precisa. Bravo Massimo! Dopo il concerto un mio amico ha avuto l’onore di prestare la sua giacca a Fabio quando il signor Pignatelli usciva a fumare nel freddo e gli ha raccontato della fatica di scrivere il suo spartito per il tema principale di Tenebre. Peccato che non c’ero anch’io con Fabio in quel momento, essendo occupato o con Agostino o con Ian Zapczynski nel locale. In altre occasioni ho avuto però modo di parlare con Fabio grazie alla gentilezza dello storico bassista. Grazie Fabio! Uscendo dal parcheggio abbiamo visto di nuovo Massimo che fumava in solitudine e l’abbiamo salutato con un segnale dalla macchina a lui ci ha detto addio con la mano. Cosi lasciavamo i Goblin per il nostro prossimo motel.
 
il tour bus dei Goblin

L’11 Dicembre era una data che aspettavo tanto, poiché dovevamo vedere i Goblin in sound-check alla Center Church-on-the-Green, New Haven. Di nuovo una esibizione in una chiesa, come a Krems, Austria, il 23 Aprile 2009, ma questa volta era una chiesa consacrata e non trasformata in sede per soli eventi culturali. Siamo giunti nella bellissima città di New Haven, sede di un filiale dell’Università di Yale e piena di studenti e passando vicino alla chiesa abbiamo visto parcheggiato l’autobus dei Goblin. Dopo una passeggiata, siamo tornati in centro e quindi alla chiesa per il sound-check.  Abbiamo aspettato per qualche tempo e parlato tra noi fan in sala d’ingresso mentre i Goblin erano occupati con i preparativi per il loro sound-check, al quale potevamo assistere. Aidan in particolare stava per andare in città a trovare una tastiera da affittare o comprare perché la sua si era rotta per il freddo. Quando siamo entrati in chiesa abbiamo occupato i nostri posti a un banco, salutato i musicisti ed io mi sono messo a fare delle foto. Era toccante sentire Maurizio provare a suonare qualche accordo da Quiet Drops a un certo punto. E come nel 2009, specie a Foligno, hanno suonato un pezzo a me sconosciuto, in un modo che mi ha fatto venir voglia di sentirne di più, magari qualcosa che avevano fatto come session men. Era affascinante sentire come uno dopo l’altro iniziavano slegatamente qualche accordo e poi all’improvviso stavano suonando all’unisono. Una volta tornato Aidan, abbiamo ricevuto la gentile attenzione dei musicisti in un incontro amichevole con loro. Ci hanno firmato i poster che erano allegati a nostri biglietti VIP e hanno anche fatto delle foto con noi (credo sia stata la mia prima foto con i Goblin).


Nonostante avessero tanti problemi tecnici, durante il concerto hanno suonato più forte che mai e la loro energia sembrava rinnovata, come fosse sceso su di loro lo Spirito Santo ad aiutarli a  combattere tutte quelle circostanze del giorno. Mi alzavo dopo ogni brano ad applaudire i nostri folletti e non ero l'unico che non rimaneva più seduto alla gloriosa fine di quattro o cinque composizioni! I Goblin hanno dimostrato benissimo il loro potere in situazioni cosi difficili; a un certo punto durante l’esecuzione di Magic Thriller non si poteva più sentire le tastiere di Maurizio, anche Fabio aveva dei problemi simili col suo basso, poi uno dello staff è andato da Ago almeno due volte per fissare la sua batteria mentre Agostino suonava ed infine, quando stavano eseguendo Profondo Rosso, è stata accesa la luce e spenta l’illuminazione del palcoscenico, poi rimessa a posto soltanto parzialmente! Ragazzi, credetemi, avete perduto un’ora sacra di loro esibizione come io non ho mai visto! Quelle vibrazioni nella chiesa! E poi tutta l’atmosfera di un’azione profana in una casa sacra di Dio, l’unico concerto con soli posti a sedere e niente gente in piedi. C’era un uomo che irradiava tanta gioia, come un bambino, che aspettava da tanto di vedere i Goblin per la prima volta e quando Fabio parlava con noi in inglese prima del concerto (dai Fabio, sei grande, continua cosi!) quell’uomo non ha neanche capito chi stava davanti a lui ed ha chiesto a Fabio se era pronto a vedere i Goblin suonare live o qualcosa di simile. Un momento veramente divertente! Avrei dovuto chiarire all’uomo che Fabio è l’unico bassista del gruppo, cosa che Fabio ha confermato alla sua maniera. Dopo il concerto Fabio mi ha raccontato del famoso episodio della nascita dell’tema leggendario per Profondo Rosso. Più tardi, quando ero insieme a Fabio ed Aidan allo stand con la merce, Agostino si è avvicinato ed ha posato la sua mano sulla mia spalla, come un amico che esprime gratitudine per la nostra presenza e il sopporto al gruppo. Grazie a te Ago! Con Fabio abbiamo anche parlato dell’attività cinematografica del mio amico ed ho rivelato a Fabio il nostro sogno di poter affidare ai Goblin un giorno la composizione delle musiche per un suo lavoro se mai si realizzerà. Fuori dalla porta della chiesa si stavamo rilassando anche Massimo e sua figlia, chiacchierando un po’ di cose che non mi ricordo più. E’ stata una giornata piena di emozioni, la più riuscita in tutti i sensi.

in concerto a New Haven

 Il giorno seguente, dopo la terza notte in un motel, questa volta un albergo con bagarozzi, odore di cannabis o qualche altra droga, siamo partiti per Philadelphia dove ci aspettava l’esibizione del gruppo al Trocadero Theatre. A Philadelphia siamo arrivati quando il sole stava per spegnersi. Non abbiamo visto quasi niente della città, tranne il bel panorama dal ponte che ci portava verso il centro e un po’ del quartiere centrale. Faceva freddo come in nessun altro luogo ed eravamo costretti a riscaldarsi nei ristoranti dell’onnipresente Chinatown, l’unica attrattiva che era disponibile per noi. Meno male che mancava poco all’inizio del concerto. Il concerto al Trocadero Theatre è stato meno forte della insuperabile esibizione precedente e sfortunatamente non ha lasciato ricordi nuovi. Però proprio in quel locale mi sono pienamente immerso nella musica visto che per la seconda volta non mi è stato permesso di usare la mia camera, anzi me l’hanno portata via a custodita per 3 dollari. Brava gente! Naturalmente nonostante tutto, specialmente la pessima qualità del suono in questo locale, i musicisti hanno suonato benissimo davanti un pubblico riscaldato non soltanto dalla musica. Dopo il concerto abbiamo parlato con i musicisti più lungo che in altri locali. Ero particolarmente colpito dalla esibizione di Valeria come zombi e l’ho lodata e ringraziata per il suo lavoro ed è stata veramente brava ad esibirsi quando non si sentiva bene. C’era anche Agostino che mi ha dichiarato la sua ammirazione per la Russia. Mi ha parlato un po’ della loro esperienza negli Stati Uniti e mi ha anche raccontato che è stato a Mosca nel 1982 quando suonava per Amii Stewart in un tour nell’Unione Sovietica. Non ho mai sentito o letto di questa sua esperienza russa ed io in quell’anno non ero ancora nato. Grazie carissimo Ago! Aidan ci ha anche raccontato della sua esperienza con Tony Tartarini, avendo suonato qualche tempo fa in due brani per la pregevole voce dell’album Cherry Five. Poi Fabio mi ha raccontato di come passavano le sere nei dopo-concerti negli anni in cui erano giovani. Mi sembra che in fondo non è cambiato molto, nonostante siano trascorsi tanti anni, i loro caratteri ed interessi sono rimasti gli stessi. Quello che ho visto io nei cinque giorni passati è che tutti i musicisti erano disponibili a qualunque tipo di fan prima e dopo le esibizioni. Questa nostra quarta notte l’abbiamo passato a un motel più buono e meno costoso, non tanto lontano da Atlantic City.



Dell’nostro viaggio per Washington non ho niente di interessante da raccontare. Immediatamente prima del concerto abbiamo comprato dei fiori per i musicisti grazie a uno di miei amici, a cui e venuta quell’idea brillante. Di tutte le esibizioni del gruppo soltanto il concerto a Washington DC ci ha lasciato delusi per problemi tecnici ma si sentiva anche che i musicisti quel giorno erano meno ispirati. E poi non so come si può suonare più forte e con piu entusiasmo che alla chiesa di New Haven. Una piccola curiosità che mi ricordo é che Massimo ha detto “witch” nel microfono una volta durante l’esecuzione di Suspiria (questo é ironico, visto che se non erro era Massimo l’unica voce originale della strega nell’anno 1976, l’onore è poi stato delegato ad Aidan). Mi sono piaciuti tanto gli ampi movimenti di Fabio sul palcoscenico (forse cosi voleva liberarsi da quel giorno difficile). Lo staff di 9:30 Club non mi ha neanche permesso di filmare il concerto proprio quando ero finalmente riuscito a trovare un veloce compact flash da 32GB (per questo motivo  non sono riuscito a fare riprese video nelle altre sale ma almeno i miei amici hanno fatto qualche filmato di quattro concerti con i loro iPhone). Alla fine del concerto abbiamo regalato dei fiori a Massimo, Maurizio, Aidan, Fabio, Agostino e Valeria (due mazzi per lei, uno destinato a sua madre) davanti al pubblico. Dopo il concerto mi sono comprato qualche maglietta in più e poi ci siamo spostati fuori del locale per dire ai Goblin il nostro addio finale perché il giorno dopo dovevamo partire per New York. Il distacco è stato lungo; abbiamo salutato tutti i cinque musicisti e di nuovo li abbiamo invitati a venire a Mosca per mostrargli la nostra bellissima città (peccato che non c’é abbastanza gente in Russia che ascolta la loro musica per organizzarli un concerto a Mosca). Un po’ più tardi, passeggiando vicino al locale, abbiamo incontrato per caso la madre di Valeria che era tanto riconoscente per i fiori, avendo visto in faccia quei tre matti che hanno seguito i Goblin per una settimana.


Dopo aver visto sei concerti con tanta differenza nell’esecuzione degli stessi brani, ho capito che ogni volta il momento più caro per me era incontrare i musicisti e poter scambiare quattro parole con loro. Ringrazio mille volte tutti i Goblin per aver accolto me e i miei amici con simpatia. Eh si, noi russi sappiamo amare di cuore non pensando alle spese. Se avessi avuto il tempo e più liberta, sarei venuto a tutti i tredici concerti. Una cosa è sicura per me, cioè i Goblin sanno ancora suonare cosi che ad ogni concerto, anche a distanza di un solo giorno, ci sono delle nuove sensazioni. Ma ho anche capito che, nonostante l’atmosfera dei concerti, io la musica dei Goblin me la godo di più ascoltando le registrazioni perché tutti quei dettagli sottili della loro musica io li scopro ad ogni nuovo ascolto degli stessi dischi.
Noi tutti sappiamo troppo bene le vicissitudini dei nostri amatissimi folletti ma stento a credere che questo ritorno dei Goblin diventerà un ennesimo canto del cigno per loro. Però sono sicuro che per poter andare avanti ci vorrebbe un compromesso sul repertorio. In ogni caso, spero che, dovunque suoneranno e con qualunque repertorio, io avrò la possibilità di rivederli almeno ancora una volta!
Grazie ai lettori per l’attenzione e la pazienza!”.

venerdì 17 gennaio 2014

La recensione di Denis Podnos del tour americano dei Goblin (seconda parte).



Ecco la seconda parte della recensione di Denis:
 “Passiamo a un altro aspetto delle esibizioni di Goblin, cioè quello teatrale.
Sono davvero piacevoli le impressioni sulla vivace interazione tra i musicisti e la loro immagine personale, espressa sul palcoscenico.
Massimo, vestito come sempre squisitamente e con gli occhiali scuri, ha simpaticamente ‘diretto’ i concerti, interagendo con il pubblico e mostrando più volte il suo plettro prima di iniziare a suonare, facendo dei gesti rockettari con le dita della mano ma anche quelli più semplici, indirizzati ai musicisti nei momenti dei loro assoli, guidando più volte il gruppo dando il “one, two, three, four” e chiamandoci ad applaudire ai ritmi della musica (per esempio durante Tenebre). Ed ha scatenato la reazione dei spettatori che per la maggior parte erano molto entusiasmati (ovviamente). Spesso ringraziava il pubblico, rivelando il nome del brano appena suonato. E poi Massimo finiva i concerti alzando la chitarra sopra la testa, facendo un lento movimento come se volesse gettarla verso la batteria. Grazie Massimo!
In particolare sono stato felice di vedere il rapporto scenografico tra Massimo ed Aidan, gli sguardi di uno verso l’altro e il modo in cui Massimo seguiva l’esibizione di Aidan. Spicca il spiritoso movimento delle dita di Massimo verso Aidan all’inizio del brano Goblin con il suono preregistrato del raschio.
Era in tal senso singolare il rapporto tra Massimo e Fabio, i vecchi compagni di scuola Goblin dai tempi giovanili degli Oliver. Sono curioso di sapere di che cosa parlavano quando si avvicinavano qualche volte. Durante i primi concerti avevo la sensazione che Massimo facesse fatica a coinvolgere Fabio in senso più teatrale ma pian piano mi è sembrato che Fabio ci ha preso gusto in questo suo ruolo di attore. Il momento più bello è stato un brevissimo giro di valzer tra Fabio e Massimo che hanno così introdotto Profondo Rosso al 9:30 club di Washington DC. Fabio e Massimo li vorrei vedere cosi più spesso. Anche se è stato soltanto un gioco questo, per me rappresentava il vero simbolo del motto “40 years in the making”, ricordando di nuovo che sono proprio loro due che hanno fatto tanto insieme fin dal 1973 ed anche senza Claudio.
Per quello che riguarda Fabio stesso, credo che il suo carisma si possa soltanto sognare. Seguirlo suonare ed atteggiarsi sul palco è un puro piacere. Le espressioni facciali, gli sguardi verso gli altri musicisti del gruppo o il pubblico e i sorrisi sono tanti e molto diversi. Faceva bene il comico durante gli effetti sonori di Profondo Rosso, mostrandosi prima spaventato dall’urlo della madre omicida, poi ferito al colpo di mannaia e infine ballando un po’ come un bambino innocente mentre suonava la ninna nanna. Ma questo non lo faceva ad ogni concerto. Fabio sa anche osservare il pubblico benissimo e ci ha riconosciuto più volte durante i concerti, salutandoci dal palcoscenico. Grazie per essere così attento Fabio!
Poi la sinergia tra Fabio ed Agostino è un mondo intero in sé. Fabio si è spesso rivolto ad Agostino con dei bei sorrisi o sguardi di apprezzamento mentre il gruppo era in piena azione. La reazione di Agostino purtroppo mi è quasi sempre sfuggita perché coperto dalla batteria e me la posso soltanto immaginare visto il loro rapporto umano. Durante il concerto a New Haven c’è stato un momento in cui i due mi hanno incantato con il loro distacco dagli altri, continuando però a suonare in sintonia con il gruppo. Semplicemente indescrivibili questi momenti e forse sto gia sognando piu che ricostruendo la vicenda con cura! Scusate!
Un peccato davvero che non potevamo vedere bene Agostino dietro la sua batteria. Il palcoscenico alla chiesa di New Haven era l’unico posto dove la visibilità era buona ed ho osservato con piacere la passione con quale suonava, il suo sguardo particolare e la sua mimica facciale. Una sera era vestito con una sua maglietta personalizzata con la scritta “Drums”  e quando si è alzato durante l’introduzione dei musicisti ci ha mostrato, voltandosi, anche il retro dove c’era scritto “Ago”. Grande Ago!
Di Aidan e Maurizio, dato che sono sempre piazzati a distanza uno dall’altro, alla sinistra di Massimo e alla destra di Fabio rispettivamente (dal punto di vista del pubblico), potevamo goderci soltanto gl sguardi concentrati di uno verso l’altro (Maurizio mi sembrava spesso più serio di Aidan), specie quando erano occupati con la sincronizzazione delle loro parti (durante Roller per esempio). Aidan me lo ricordo per quella espressione sul viso che aveva mentre stava suonando con tanta passione l’emozionante assolo al Minimoog dal brano Goblin. Mi ha fatto molto piacere vederlo con tanto entusiasmo! Laddove Maurizio mi divertiva coi suoi sguardi spesso seri e molto pensierosi e il suo movimento quando saltava al ritmo di musica. Però sa anche sorridere benissimo e lo fa con tanta simpatia!
L’ultima cosa che potrei dire di aspetto teatrale riguarda la presentazione audiovisiva dei concerti ai quali ho assistito. Stranamente spesso lo schermo si presentava quasi bianco e privo di immagine. Pensando al mini tour dell’anno 2009 con tanti video sullo schermo, per esempio l’esecuzione di Roller era accompagnata da immagini tratte dal film Wampyr (versione italiana di Martin di George Romero), invece assenti il dicembre di 2013. Questa volta anche qualche immagine, come quelle da Profondo Rosso, mi sembravano diverse ma complessivamente ce ne erano meno rispetto al 2009. Grazie lo stesso ai Goblin. Non c’è nessun problema per me. È soltanto un appunto per la cronaca.”.


mercoledì 15 gennaio 2014

La recensione di Denis Podnos del tour americano dei Goblin (prima parte).




Nei prossimi tre post vi presento una super recensione del tour americano dei Goblin scritta da Denis Podnos, il fan russo numero uno della band romana. In realtà è un vero e proprio diario di viaggio ricchissimo di annotazioni. Denis riesce a ritrasmetterci le emozioni che ha provato ed è veramente un bellissimo regalo per il sottoscritto e per tutti gli appassionati dei Goblin. Denis ha scritto in due settimane la recensione in italiano, ben dodici pagine, e basterebbe questo per capire la passione e l’amore che nutre per questa band ma leggendo le sue parole non potrete che rimanere profondamente colpiti. Ho editato il testo originale, peraltro scritto in un buon italiano, portandolo a nove pagine ed effettuando alcune piccole correzioni grammaticali ma preservando il più possibile lo spirito con cui è stato scritto. Ma lascio la parola a Denis:

"Ciao cari amici italiani!
Finalmente dopo quell’avventura fantastica, vissuta negli Stati Uniti insieme con i miei due amici, seguendo le tracce americane di Goblin, provo a fare una recensione e chiedo perdono in anticipo perché sarà più una raccolta di impressioni che una recensione di ogni concerto.
Negli States ci siamo divertiti come matti sin dall’inizio, grazie ai Goblin sono riuscito a tradurre in realtà un mio sogno. Abbiamo viaggiato per il paese, vestiti con magliette e felpe con il logo di Goblin ed io ogni tanto anche con un cappellino con lo stesso logo, facendo cosi pubblicità al gruppo e raccontando agli americani che siamo venuti dalla Russia per vedere sei concerti di questi musicisti italiani. Che ristate quando alcuni ci chiedevano se eravamo noi tre la band!
I musicisti si sono dimostrati bravissimi! La loro potenza è immutata dopo tanto tempo insieme e quattro anni di separazione. Già prima di partire per gli Stati Uniti, avendo comprato i biglietti per sei concerti, pensavo che forse sarebbe stata un’esperienza monotona assistere a tanti concerti con lo stesso set-list ovunque. Ma pian piano nei giorni seguenti ho visto che i Goblin sanno mantenere ancora quel loro tipico suono che lascia sentire ogni volta qualcosa di nuovo nelle stesse composizioni.
Il set-list di tutti i concerti prevedeva i brani Magic Thriller, Mad Puppet, Dr. Frankenstein, Roller, E Suono Rock, Aquaman, il medley Non Ho Sonno/Death Farm, Goblin, L’alba dei Morti Viventi/Zombi, Tenebre, Suspiria, Profondo Rosso e Zaratozom.
I concerti si aprivano con l’entrata in scena della bellissima figlia di Massimo, Valeria Morante che danzava leggera, muovendosi liberamente, accompagnata da effetti sonori da Magic Thriller. La seguivano sul palcoscenico Fabio, Agostino, Maurizio, Aidan e Massimo che iniziava l’avventura con un gesto circolare, mostrandoci il suo plettro. Il brano me lo ricordo di più sempre per quel bel assolo jazzato al piano amplificato di Maurizio. Per il resto il brano ha un gran lavoro complessivo con Aidan che brilla all’organo elettrico (sembra una funzione Hammond B3 del sintetizzatore Nord Stage 2) in duetto con Maurizio e Massimo suona benissimo il suo drammatico assolo alla chitarra elettrica. E la base ritmica.... inutile dire, fortissima e giusta anche se non tanto creativa, visto il carattere poco progressive di Magic Thriller.
Alla fine di questo primo numero Massimo parlava al pubblico, salutando la gente, ringraziandoci per essere venuti, rivelando il nome del brano appena suonato ed annunciando la prossima composizione.
Mio Dio, Mad Puppet! Mi affascina sempre quel geniale e potentissimo assolo di Fabio Pignatelli che fa ancora buonissima impressione e dei brividi nella sua versione originale ma che è stato elaborato per i concerti del 2009 (mi pare che è diventato ancora più diverso quest’anno), con una buona dose di improvvisazione. Fabio riesce ad ottenere un suono riverberato, ricco, profondo e spazioso con grande stile, passando bene dalle note basse alle alte (quando il suo Rickenbacker suona quasi come una chitarra). Dopo quel favoloso inizio, accompagnato dagli effetti elettronici d’atmosfera e dalle voci preregistrate, e la ben ritmata e calma parte centrale, la band parte con il brevissimo ma efficace e forte crescendo di Agostino per un viaggio rockeggiante che vede Aidan all’organo elettrico come nel primo brano e Maurizio (se non mi sbaglio al piano elettrico) in un duetto tasti eristico. Poi Maurizio con un gradevole assolo più lento e un po’ giocoso al sintetizzatore che mi fa venire in mente il suono primi anni ottanta di un tastierista fusion/smooth jazz americano Jeff Lorber. Bello ed originale il contrasto fra i tempi di Aidan e Maurizio ed anche fra la sezione ritmica e Maurizio. Questo apprezzabile arrangiamento rende la composizione molto più dinamica rispetto allo statico originale.
Cosi si arriva alla mia composizione preferita Dr. Frankenstein. Buonissima la transizione da pochi suoni delicati, qualcuno alto, altri più bassi, ai prevalenti suoni duri e crudi di Massimo, il solista dei primi quattro minuti, accompagnato dal familiare sfondo sonoro curato da Aidan e Maurizio, prima minimalistico, poi fatto di esercizi improvvisati al piano elettrico e sintetizzatore. Bella la combinata entrata di Fabio ed Agostino che si tengono bene insieme fino alla conclusione del girovagare complessivo del gruppo, poi disarmonizzandosi consapevolmente in quella corsa maniacale e disordinata della seconda parte del brano. Favolose le lunghe onde ed anche le note corte e cupe del basso di Fabio che si impegna con qualche solismo brevissimo soltanto per supportare il gruppo. Pur avvicinandosi alla struttura del capolavoro originale, la versione concertistica mi sembra abbia un umore meno onirico grazie al suono delle tastiere di Aidan non così crudo come quello di Claudio Simonetti nell’album originale. Personalmente ritengo che è impossibile superare l’originale troppo diabolico ma ringrazio i Goblin per una onesta interpretazione con un’anima curiosamente più umana.
Di Roller mi sono piaciuti tanto la precisione di Massimo Morante nei suoi accordi arpeggiati, seguiti subito da quel riff classico, il cupo e fortissimo basso di Fabio che ruggisce come un motore potente di un’automobile americana, la sintonia tra Maurizio e Aidan con efficacissima sincronizzazione, l’assonanza tra l’arpeggio di Massimo e lo spartito per clavicembalo al sintetizzatore di Maurizio, il drumming sostenuto ma anche talvolta appositamente convulsivo. La pausa del brano giunge opportuna, facendo scaturire degli applausi per il gruppo, prima dell’assolo finale di Aidan all’organo con un bel crescendo che porta ad un momento drammatico per Massimo che si scatena in un suono duro di grande impatto. Il tutto si conclude con una scala improvvisata da parte dell’intero complesso come nel finale di Death Farm da Nonhosonno che non è tipico per gli storici Goblin (un finale che verrà usato più volte in altre composizioni suonate nei concerti da noi visti). Bellissimo!
E Suono Rock si distingueva per l’uso di EWI (electronic wind instrument, cioè un strumento a fiato elettronico) da Aidan che sostituisce il sassofono di Antonio Marangolo e per un drumming pulito con un tempo interessante che a me sembra insolito, forse un po’ meno frenetico di quello della versione originale. Aidan ha anche vocalizzato benissimo e con passione, rifacendo poi quel grande assolo veloce di Claudio Simonetti all’organo elettrico. Naturalmente non poteva mancare Massimo che ha mostrato pure la sua anima rock che grazie a Dio non invecchia. Anche questo brano i Goblin lo terminano tutti insieme in un tumultuoso orgasmo sonoro. Forza ragazzi!
In Aquaman Massimo Morante ha di nuovo fatto un bellissimo lavoro. Entra per primo, come per incanto, tra le gocce di acqua create dal bravo Aidan ed è come se stesse già suonando la sua chitarra classica, al di la di quel mondo gobliniano. Rimane a suonare perfettamente per un tempo che mi pare più prolungato rispetto al brano originale. Poi il brevissimo crescendo lento di Agostino apriva le porte a un assolo alla chitarra elettrica di Massimo tanto emozionante, espressivo e ricco di sonorità, che accelera sempre di più fino ad arrivare a quei pochi ma efficacissimi tocchi brevi alle corde. Ed al fianco del chitarrista, naturalmente, il buon Fabio, che suona con una raffinatezza tutta sua, alternando i pochi suoni sottili riverberati a quelli senza riverbero di un effetto più immediato. Agostino, molto rilassato, suona benissimo insieme a Fabio. Allo stesso tempo Aidan e Maurizio creavano il tanto desiderato sottofondo tranquillo, supportando benissimo il viaggio del chitarrista. Direi che i Goblin hanno ricostruito questa loro favola subacquea perfettamente senza qualche cambiamento. Bravi!
Non Ho Sonno con la bellissima sezione ritmica e l’assolo calmo e dolce di Aidan alle tastiere che assomigliano ad un carillon, accompagnato da una danza libera ed energica di Valeria, è stato tagliato di un minuto e mezzo, perdendo cosi una piccola parte di quel drammatico ed onirico intermezzo e la parte finale col tema ripreso dell’originale, ma trasformandosi bene in un modo piuttosto gobliniano in Death Farm che iniziava con un suono drammatico, diventando poi sinistro e proseguiva attraverso il rapido passaggio sui tasti del piano di Maurizio nella parte centrale, molto dura grazie al fantastico lavoro fatto da Fabio, Agostino e Massimo, la cui chitarra diventa poi isterica, impegnando anche il bravo Aidan in un viaggio vertiginoso al sintetizzatore che sembrava ancora più lungo di quel funambolico passaggio stellare suonato da Claudio Simonetti per la colonna sonora.
Poi il capolavoro Goblin. Spiccano le transizioni in classica maniera gobliniana tra le varie fasi di questa favolosa composizione, col cambio di ritmo, tempo e melodie. Molto toccante e pieno di passione l’assolo di Aidan al Minimoog, non tanto spaziale come quello di Claudio dall’album originale. Raffinatezza pura al basso da Fabio con quelle onde lunghe e le vibrazioni piuttosto sottili che a volte sembrano soltanto frutto di immaginazione, in una interessante e improvvisa armonia con Aidan durante il suo assolo al Minimoog, e poi la sua ritmica leggera da morire quando suona funky. Agostino, onnipresente in gran forma, suona impetuosamente il bordo del rullante e poi passa a un ritmo galoppante, incrociato a tratti con Fabio, più tardi rilassato, poi riprendendo forza di nuovo fino al famoso assolo poliedrico con delle apposite pause e colpi singoli in tempi impressionanti, colpendo la batteria a un certo punto come se fosse un sacco da boxe. Da Massimo il wah-wah contagioso, i pochi accordi brevi d’atmosfera e l’assolo principale alla chitarra con una conclusione efficacissima che però mi sembra meno veloce dell’originale e forse più psichedelico. Maurizio sopportava i suoi soci benissimo al piano elettrico con qualche breve nota gentile e un po’ di solismo jazzato e riusciva ad evocare l’atmosfera dell’originale anche con un autentico suono al clavinet, affiancato da Massimo in buonissima assonanza. Insomma tutti i musicisti hanno eccelso nel complessivo studio di questa sottile e ricchissima creatura per il palcoscenico.
Alla fine dell’epico brano Maurizio parlava al pubblico dei brani già eseguiti nella prima parte del concerto ed introduceva la seconda parte, fatta soltanto di colonne sonore, a partire con gli zombi.
E cosi, su sfondo sonoro elettronico solitario di L’alba dei Morti Viventi entrava Massimo con un riuscitissimo suono graffiante, prolungando le note più volte, poi Fabio con dei suoni riverberati molto macabri, e pian piano si mostrava la straordinaria zombi (o se preferite zomba) Valeria che, vagando per il palcoscenico, mordeva i musicisti qua e la, suo padre al collo e Fabio alla gamba, sul ritmo di questo onirico capolavoro, curato da nostri eroi Ago e Fabio che hanno creato una ritmica lenta, fortissima ed aggressiva, più vicina alla versione alternativa di questo brano nella colonna sonora originale (traccia 11 di edizione CD Cinevox) che a quello principale. Non appena finita L’alba, alle parole “one, two, three, four” di Massimo partiva il brano Zombi nel suo classico modo terrorizzante grazie all’energica entrata del trio Massimo, Fabio ed Agostino, proseguendo con degli efficaci effetti sonori elettronici e una ritmica dinamica, diventando all’inizio della seconda parte proprio funky con il wah-wah di Massimo al posto giusto e belli assoli tastieristici, per primo quel jazzato di Maurizio al pianoforte e poi di Aidan all’organo elettrico, ma dopo aggressivo grazie in particolare alla terrificante tonalità del basso pulsante di Fabio, arrivando cosi al classico finale. Questa elaborazione dell’originale rende più interessante questa composizione che a me è sempre piaciuta meno degli altri brani contenuti in quella colonna sonora. Infatti questo arrangiamento in chiave funk mi rimanda inspiegabilmente alla sorprendente revisione di Snip Snap per il leggendario concerto che i Goblin hanno tenuto a Sanremo il 25 Maggio 1978 ma il ritmo allora era decisamente più accattivante. Ebbene non è cambiata la struttura di Zombi, tranne l’intervento solistico dei due tastieristi al posto della parte centrale statica, ma soltanto lo stato d’animo. Grazie ai Goblin per una rinnovata lettura!
Dopo l’assalto sonoro degli zombi è l’ora di Tenebre, introdotto da Aidan al vocoder che inizia con le parole “Everybody...can you hear me?” e saluta la gente e la città del concerto, proseguendo con “this is a song from a movie...by Dario Argento...and it is called...Tenebre”, usato il solito effetto di prolungamento del suono della voce, particolarmente riuscito con le parole “everybody” e “Tenebre”. Grande idea, ragazzi, grazie! L’esecuzione di questo brano con un batterista al posto del drum machine a me dava una strana sensazione. Sembrano aver perso quella freddezza del ritmo programmato così appropriata ai suoni sintetici tipicamente anni ottanta di Tenebre. Il resto era tutto giusto, in particolare lo straordinario basso di Fabio tutto suo, suonato in un tempo originalissimo, non privo di qualche improvvisazione e i brevi tocchi alla chitarra da Massimo.
A questo punto seguiva un piccolo cambio di scena con uno dello staff che portava la sedia e il bouzuki per Massimo che prendeva il suo posto, preparandosi a suonare lo strumento greco, accompagnato dai effetti sospiri. Suspiria impegnava di nuovo la sempre bellissima Valeria, questa volta in ruolo di ballerina con un’ottima esibizione. Fabio riusciva ad emulare la tabla col suo Rickenbacker abbastanza bene, a volte molto basso, e poi improvvisava un po’ nella parte principale. Nella versione concertistica manca la parte finale del brano originale, diversamente che nella versione classica, suonata anche durante il mini tour dell’anno 2009. La parte iniziale della suite ora dura circa 4 minuti e il nucleo della composizione è stato sostanzialmente rielaborato tramite una riduzione dei spartiti per le tastiere e l’aggiunta di un breve e bello passaggio drammatico dal tocco tipicamente gobliniano, ripreso poi da un diminuendo e da un crescendo che ci porta al finale forte ed improvviso con Massimo in buona azione insieme al gruppo. Credo che questo capolavoro ha avuto un ripensamento più radicale ed inaspettato di qualche altro pezzo del programma. Rispetto ai Goblin per la grinta!
Finita questa parte del concerto, ci parlava Aidan, salutando e ringraziando il pubblico ed introducendo il gruppo, cioè “the mad professor of keyboards...a musical genius...Maurizio Guarini”, “on the drums...a legend from Sicily...Agostino Marangolo”, “an amazing bass player and producer...Fabio Pignatelli”, “a wonderful musician and guitar wizard...Massimo Morante”, e poi Massimo ci avvertiva di Aidan “I like to introduce you the new young Goblin...he is great...on the keyboards...Mister Aidan Zammit”. Questi epiteti si trasformavano un po’ ad ogni concerto ma queste parole esprimono bene la stima per ogni membro del gruppo.
Alla chiusura sentivamo degli effetti sonori tanto famosi e cari per ogni fan di Goblin, la ninna nanna dalla colonna sonora del film Profondo Rosso e finalmente, dopo una pausa ben sostenuta, l’arpeggio alla chitarra di Massimo Morante... Il classico che ha dato vita ai Goblin è stato suonato cosi OK che non c’è niente da dire se non “bravi ragazzi!” (credo che i nostri hanno sentito questa battuta più volte durante i concerti, visto che ero l’unico che gridava cose di questo genere in italiano). Pero c’è un pensiero che non mi lascia, dato che sono stato fortunato da seguire i Goblin nel loro impressionante mini tour nel 2009. Non so per quale ragione non abbiamo sentito la bellissima e drammatica coda, messa allora prima della ripresa del tema nel finale, ma mi mancava tanto quel piccolo gioiello che approfondisce la drammaticità del brano. È un arrangiamento che merita di rimanere nel repertorio del gruppo, dal mio punto di vista e da quello di Ian Zapczynski, il leggendario fan americano del gruppo. A noi piacerebbe sentirlo di nuovo. Vi sarei tanto grato carissimi Goblin!
Usciti dal palcoscenico, i musicisti tornavano presto, bissando con Zaratozom, una composizione perfetta per Massimo che la eseguiva benissimo e mi ha anche sorpreso Maurizio al piano con un pregevole parte di supporto che non mi ricordavo nella versione originale. L’esecuzione riusciva alla grande con l’aiuto di Agostino ed un estatico finale dove brillavano gli stessi Agostino e Massimo. Curiosamente la sezione ritmica alla fine mi fa pensare ai ritmi dei temi di tensione dalla inedita colonna sonora di Goblin per il film Squadra Antimafia e quella musica occupa un posto speciale nel mio cuore (ricordo la mia caccia per il film nel 2002/2003 quando non era ancora disponibile il DVD e di come mi procurai un vecchio VHS dagli Stati Uniti, la trepida attesa di poterlo visionare per sentire le musiche di cui mi sembra che nessuno parlasse a quel tempo). Sono riconoscente ai Goblin per avere risvegliato in me questa reminiscenza!
Dopo il bis Massimo parlava al pubblico di nuovo, presentando i musicisti e la “Goblin’s ballerina” Valeria Morante.
Beh, mi sembra di aver esaurito la parte relativa alla recensione.".