martedì 27 dicembre 2011

Italian Progressive Rock Festival. Ecco i bootleg giapponesi.

A poco più di un mese dalla quattro giorni dell’Italian Progressive Rock Festival di Kawasaki, sono comparsi sul mercato giapponese una serie di CD bootleg relativi a tutti i concerti tenuti dai gruppi italiani. Con riguardo ai New Goblin (indicati però sempre come Goblin), la “Wildlife Records” ha edito ‘Inferno’, doppio CD con il concerto del 4 novembre 2011, ‘Vulcano’, doppio CD con lo spettacolo da headliner del 5 novembre ed il quadruplo CD ‘Inferno / Vulcano’ che racchiude i due spettacoli. Ha inoltre pubblicato anche quattro cofanetti, ognuno consacrato ad una giornata del Festival e che contengono tutti i concerti della manifestazione. I box dedicati alle giornate del 4 e del 5 novembre sono rispettivamente quadrupli e quintupli. Naturalmente sono stati realizzati dei CD anche con le performance di PFM, Osanna, Arti & Mestieri, Il Balletto di Bronzo e The Trip.
Anche un’altra etichetta (chiamiamola così anche se si tratta di bootleg illegali), la S.N.E., ha rilasciato alcuni CD con gli show dell’Italian Progressive Rock Festival: quello dedicato ai New Goblin è triplo e si intitola ‘Suspiria to behind the core’.
Ecco le immagini delle copertine.


giovedì 1 dicembre 2011

Per Natale ‘Goblin sette note in rosso’ al prezzo speciale di 27 euro!!


Da oggi ‘Goblin sette note in rosso’ è disponibile all’incredibile prezzo di 27 euro. Se volete farvi un regalo o fare felice un amico/parente gobliniano (ma anche un appassionato di cinema e/o di rock progressivo e/o di colonne sonore) questa è un’occasione imperdibile!
La letterina indirizzatela pure a Babbo Natale ma, mi raccomando, inviatela a goblinsettenoteinrosso@gmail.com!!!

 
Persino il bagarozzo Mark si addobbato a festa per l’occasione….

lunedì 28 novembre 2011

Quotazioni alle stelle per ‘CHERRY FIVE’.


La scorsa settimana una copia dell’album CHERRY FIVE è stata aggiudicata su Ebay per la ‘modica’ cifra di 2.130 euro, dopo una combattuta asta con ben 24 rilanci. Il prezzo di aggiudicazione è ancor più rilevante se si pensa che la copia messa all’asta non era certamente ‘Mint’. Infatti l’inserzionista aveva valutato la copertina come EX + ed il vinile come VG. In realtà la descrizione e le foto a corredo evidenziavano all’interno della copertina una macchia d’umidità ‘della grandezza di un palmo’ con conseguente decolorazione ed abrasione, per cui, a mio giudizio, anche la copertina era da valutare VG. Premesso che ogni asta fa testo a sé, viene spontaneo chiedersi quanto potrebbe valere oggi una copia di CHERRY FIVE in condizioni perfette, 2500 euro? D’altronde un notissimo esperto e commerciante di dischi ne ha acquistato una copia da un privato per 2000 euro, facile pensare con l'intenzione di rivenderla con il consueto ricarico.
Il primo album dei Goblin (perché questo è a tutti gli effetti) è nella top ten degli album più costosi del progressivo italiano ed il valore così elevato è dovuto da un lato all’assoluta rarità del disco, dall’altro alla qualità musicale del lavoro. CHERRY FIVE è sempre stato un LP dispendioso, nonostante la rivista RARO! l’avesse valutato appena 400.000 lire nel 1993 (e 'Perchè si uccidono' 500.000) in realtà già in quegli anni veniva scambiato per 700.000/1.000.000 di lire diventati 1.000 euro nel 2001 (così come un po’ troppo prudenzialmente indicato nel mio volume). L’ultima copia venduta su Ebay risaliva al 2007 e venne aggiudicata a 2025 dollari (all’epoca circa 1.500 euro). Nel 2010 un’altra copia fu aggiudicata e rimessa in vendita per tre volte consecutivamente in un mese (sempre per il dichiarato mancato pagamento da parte dell’acquirente) a circa 1.000 euro in aste però molto dubbie. Le quotazioni di quest’album sono quindi in costante crescita, come avviene d’altro canto per molti altri LP di progressivo italiano, diventati paradossalmente quasi un bene rifugio in questi tempi di crisi economica.
Nel rinviare alla lettura di ‘Goblin sette note in rosso’ per una completa disamina di CHERRY FIVE con informazioni e retroscena che non troverete da nessuna altra parte (e che confutano quanto è sempre stato raccontato, anche dagli stessi Goblin), ricordo che una mia breve recensione del disco è stata pubblicata su 'Classic Rock' a questo indirizzo.

Per finire: ma secondo voi quante copie esisteranno di CHERRY FIVE? La mia opinione è che ce ne siano meno di trecento….

sabato 12 novembre 2011

GOBLIN LIVE IN JAPAN all’ITALIAN PROGRESSIVE ROCK FESTVAL.



Grande successo in Giappone per i New Goblin. Come avevo già annunciato i folletti hanno tenuto due concerti all’Italian Progressive Rock Festival che si è svolto a Kawasaki dal 4 al 7 novembre presso il Club Città, situato nel nuovo complesso di esercizi commerciali ‘La Cittadella” (tanto per rendere chiaro a tutti l’amore che nutrono i giapponesi per il nostro Paese). Il Club Città ha una sala di medie dimensioni (max 1300 persone in piedi) attrezzata con le più sofisticate apparecchiature audio/video/registrazione ed ha uno stage lightining particolarmente avveniristico in cui risalta la sospensione centrale a stella.

La sera del 4 novembre è stata aperta dai The Trip che hanno presentato una selezione dagli album Caronte ed Atlantide mentre i New Goblin hanno riproposto la scaletta del Prog Exhibition di Roma. Lo show è stato concluso dalla PFM con “Stati di Immaginazione / Anthology” incentrato sul materiale dell’album più ‘cinematografico’ della Premiata ed alcuni classici immancabili (tra cui 'Celebration', 'Impressioni di settembre', 'La carrozza di Hans').
Il 5 novembre, unica data che ha raggiunto il sold out già in prevendita, la festa è iniziata con Il Balletto di Bronzo, amatissimo in Giappone, che ha entusiasmato il pubblico con una ampia selezione da YS preceduta da 'Delirio viola' e 'Napoli sotterranea' ed è proseguita con uno show di circa settanta minuti degli Arti & Mestieri. Headliner della serata erano i Goblin (indicati senza ‘New’ su tutto il materiale pubblicitario) che hanno in pratica replicato lo spettacolo della serata precedente ma con un bis più esteso, accolti con grande calore dal pubblico che poi ha educatamente assediato i musicisti per gli autografi di rito.

Morante a nome dei folletti si è dichiarato sorpreso e sopraffatto dall’affetto e dall’entusiasmo del pubblico giapponese. La sorpresa di Morante e dei New Goblin non è certo la mia. Basta leggere la dettagliata discografia riportata in ‘Goblin sette note in rosso’ per rendersi conto che nel Paese del sol levante tutti gli album principali della band romana (Cherry Five, Profondo rosso, Suspiria, Roller, Il fantastico viaggio del ‘bagarozzo’ Mark, Zombi, Tenebre, Phenomena), sono stati editi in vinile e che, con riguardo ai CD, i giapponesi hanno pubblicato l’intera discografia del gruppo ed un numero di riedizioni che è addirittura superiore a quello (già molto elevato) della Cinevox.

Oltre ai biglietti della serata, sono andati completamente esauriti anche tutti i gadget che gli organizzatori avevano realizzato con la proverbiale nipponica bravura. Si tratta del bellissimo poster del festival, due chirashi flyer, una brochure apribile sul fronte, un programma fotografico, un set di sette t-shirt!

Mi riconosco nella passione, rispetto, precisione e gusto che i giapponesi mettono nelle loro azioni, per cui: 
Japan loves Italy, Red Goblin loves Japan!

martedì 8 novembre 2011

Perchè si uccidono.


E’ stata pubblicata su John's classic rock, il prestigioso blog di JJ, lettura d’obbligo per ogni amante del prog italiano, una mia recensione dell’album “Perché si uccidono” edito dalla Cinevox nel 1976 a nome dell'inesistente Il Reale Impero Britannico. La scheda dell’album è esauriente ma per chi ne volesse sapere di più naturalmente consiglio caldamente la lettura di “Goblin sette note in rosso”. Infatti nel libro viene raccontata per la prima volta la genesi ed i contenuti di questo disco che in realtà raccoglie musiche composte per tre pellicole diverse. Questa informazione, come molte altre ‘esclusive’ che trovate nel libro, è il frutto di approfonditi e decennali studi sul cinema, sulle colonne sonore e sui gruppi rock italiani, partendo non da dichiarazioni altrui (in primis quelle dei Goblin che non gradiscono che certe notizie siano divulgate e quindi preferiscono tacere o sviare) ma dalla conoscenza diretta della fonte primaria, vale a dire le pellicole e le incisioni, spesso a costo di dispendiose ricerche in tutto il mondo. Tanto per rimanere in tema, all’epoca della redazione del volume l’unica versione disponibile del film ‘Perché si uccidono’ era su una rarissima videocassetta argentina ed è quella che ho cercato e visionato ma questo vale per molte altre pellicole come ‘Amo non amo’ (vhs australiana) o ‘Povero Cristo’ (super8 polacco). D’altronde solo seguendo questa metodica rigorosa si evita di perpetuare errori, talvolta clamorosi.
Quando l’esame diretto della fonte non è stato sufficiente per chiarire i dubbi e nei pochissimi casi in cui non mi è stato possibile esaminarla perché per me ‘introvabile’ (con mio grandissimo rammarico ma la ricerca continua…) ho applicato, assumendomene il rischio, il principio di Conan Doyle (e di Sherlock Holmes) che  ogni buon argentiano conosce a memoria, secondo il quale in un’indagine “eliminato l’impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità”!!
Buona lettura.


venerdì 28 ottobre 2011

Prog Exhibition 2011. Recensione del festival.



Ad una settimana dal Prog Exhibition 2011 eccomi qui con la recensione dell’evento. Diciamo subito che le premesse non erano certo incoraggianti, visto lo sciopero del personale ferroviario proclamato proprio per la data della mia partenza (naturalmente con il biglietto del treno già acquistato) ed il nubifragio che ha sconvolto Roma il giorno prima della manifestazione. Gli organizzatori del Prog Exhibition mi avevano poi proposto di presentare ‘Goblin sette note in rosso’ nel corso del Festival, cosa poi sfumata per il mancato placet dei New Goblin, fatto che aveva sorpreso la gentile curatrice (alla quale il libro è piaciuto molto e che ringrazio per l’interesse) ma non il sottoscritto che ormai conosce bene i Goblin (sia New che Rebirth).
Per fortuna poi tutto è andato per il meglio. Il sole mi ha accompagnato a Roma, dove, tra passeggiate e ‘magnate’ sopraffine (grazie Silvana e Carlo), ho trascorso tre belle giornate.
Ma veniamo alla musica.

Prima serata 21 ottobre 2011

Un Teatro Tendastrisce semivuoto e con una temperatura ed un tasso di umidità ‘padani’ mi accoglie. Per Iaia De Capitani che fa da appassionata presentatrice e per gli altri organizzatori (compreso il direttore artistico Franz Di Cioccio, che si rivolge al pubblico con un “potrei salutarvi tutti personalmente”….) si tratta di un duro colpo, già preannunciato dalla scarsissima prevendita. Probabilmente altre persone avrebbero cancellato l’intera manifestazione ma al Prog Exhibition, non si ragiona in questi termini, si respira un’aria diversa che profuma di vera passione per la musica e di amicizia, per cui lo show ha inizio, puntuale, alle 20.

Aprono le danze i bolognesi Stereokimono, un terzetto per l’occasione in formazione quadrangolare, che propone un moderno prog rock a tratti cerebrale, in cui spicca la potenza della batterista Cristina Atzori.

Seguono gli Oak, nati come tribute band dei Jethro Tull ma ormai con un repertorio originale. Lo stile di riferimento però è rimasto quello ed è ben espresso dal cantante e polistrumentista Jerry Cutillo. Purtroppo la performance di Maartin Allcock, l’ospite ‘straniero’, è funestata da una serie di problemi alla pedaliera della chitarra elettrica. Un esibizione comunque non memorabile.

Jenny Sorrenti ed i Saint Just Again presentano materiale dal nuovo album, ‘Prog explosion’. La cantante, al’inizio visibilmente emozionata e tesa anche a livello vocale, si scioglie via via. La formazione dei Sant Just Again comprende nomi ben noti agli amanti della scena musicale italiana come il batterista Marcello Vento (che sembra uscito da un romanzo di Dumas o dalla fantasia di un autore cyberpunk) ed il tastierista Ernesto Vitolo. Sul finire dell’esibizione sale sul palco anche Alan Sorrenti (lontano dalla forma vocale degli anni ‘70 ma anche, per fortuna, dallo stato simil catatonico di alcune performance televisive) che si produce con la sorella in alcuni vocalizzi e poi in una versione di “Vorrei incontrarti” non esente da pecche. Ottimo invece l’apporto di un mimo che ben supporta visivamente la band.
   

Gli UT, formatisi da appena 15 giorni, deliziano il pubblico con splendide versioni di “Studio/XXII strada”, “I cavalieri del lago dell’Ontario”, “Nato adesso” e “Adagio” dal “Concerto Grosso”. La formazione che allinea oltre a Maurizio Salvi (grande all’hammond), Gianni Belleno (batteria), il bassista Massimo Gori (ex Latte e Miele), il chitarrista Claudio Cinquegrana ed il tastierista Andrea Perrozzi, si esibisce per appena una ventina di minuti ma è un esperimento che merita di proseguire.


Mentre si spengono le luci e vengono diffusi alcuni vocalizzi di YSsiana memoria, si avvicina al palco da una scaletta laterale il funambolico Gianni Leone, in tenuta eccentrica con copricapo sfolgorante. Parte così lo show de Il Balletto di Bronzo, in formazione triangolare con Ivano Salvatori al basso ed Alfondo Ramundo alla batteria. Accompagna il Balletto in due pezzi (“Introduzione” e “Plan it Earth”) Richard Sinclair che sfoggia con perizia una doppio manico (basso + chitarra) mentre la scaletta dello show include anche “Primo incontro” (sempre molto bella) e “Terzo incontro”, dal classicissimo ‘YS’. Terminato il concerto, Leone, intervistato da Iaia, dimostra, incredibile a dirsi, di essere ancora più veloce nel parlare che nel suonare la tastiera!! Un personaggio unico.


Il tempo di portare sul palco l’imponente batteria del mancino Furio (nomen omen) Chirico ed inizia l’esibizione degli Arti & Mestieri. Il gruppo per l’occasione è accompagnato anche dal chitarrista originario, Gigi Venegoni, che sorridente e chiaramente strafelice di essere con i vecchi compagni, propone alcuni buoni assoli e salta sul palco alla maniera di Pete Townshend. Il gruppo propone alcuni classici (Gravità, Articolazioni) ma lascia anche molto spazio ai singoli musicisti: ottimo il tastierista storico Beppe Crovella e a dir poco devastante il drumming di Chirico che sfoggia muscoli da culturista. In sostituzione dell’annunciato (ed ammalato) Darryl Way, il posto di guest star è affidato al sassofonista Mel Collins che accompagna la band italiana in “Strips” ed “Il figlio del barbiere”.

La prima giornata si conclude così, ben oltre mezzanotte, tra gli applausi di circa trecento spettatori.

Seconda serata 22 ottobre 2011
 
Dopo essere incappato qualche ora prima in Steve Hackett che gironzola fuori dall’albergo, mi reco al Teatro Tendastrisce per la seconda serata del Prog Exhibition. La venue si rivela più animata e ‘calda’ della serata precedente e nell’atrio saluto alcuni fan storici dei Goblin, felici (spero) acquirenti della prima edizione limitata del libro. Scambio anche poche parole con Simonetti, non so se infastidito per il fatto che sono comunque presente alla manifestazione od imbarazzato perché è circondato da salmodianti ai quali devo essere particolarmente inviso. Non me ne curo e mi fiondo nella sala, mancano infatti pochi minuti alle 20…

Tocca a Il Bacio della Medusa aprire degnamente la serata. La band, molto stimata, propone un prog rock con accenti hard, appena ingentiliti da Eva Morelli ai fiati ma l’elemento di spicco è il cantante Simone Cecchini che possiede una buona presenza scenica. Confesso di non aver mai ascoltato nulla del gruppo prima del Prog Exhibition e la breve performance non mi ha permesso di farmi un’idea precisa: non mi sono piaciuti eccessivamente ma nemmeno dispiaciuti, forse un po’ troppo pretenziosi.


Si cambia totalmente atmosfera con il cantante e chitarrista (italiano) Vic Vergeat ed i suoi Toad che imbastisce uno show rock blues, divertente ma certamente non prog. La band trova un valido supporto in Mel Collins, più a proprio agio rispetto alla sera precedente, visto il contesto musicale molto più aperto ed il set dei Toad scorre via veloce.


E’ quindi la volta dei Garybaldi, band storica genovese con in formazione Maurizio Cassinelli e Angelo Traverso ma priva però del chitarrista ‘simbolo’ Bambi Fossati, ammalato da tempo. Il gruppo propone per la prima volta dal vivo la suite “Moretto da Brescia” dall’album ‘Nuda’ e quindi chiama sul palcoscenico Marco Zoccheddu che si lancia con entusiasmo in “La mia scelta” dei Nuova Idea, gruppo in cui all’epoca militava. Nel complesso quella dei Garybaldi è un’esibizione piacevole ma decisamente nostalgica.


La nostalgia non è invece la chiave di lettura dei Biglietto per l’Inferno.folk, nuova incarnazione della mitica band che nel 1974 aveva consegnato alla storia uno dei LP più validi del panorama rock italiano. Della formazione originale sono rimasti il tastierista Giuseppe Cossa (diventato purtroppo cieco) ed il batterista Mauro Gnecchi ma al nuovo album, pubblicato nel 2010 hanno collaborato anche lo storico cantante (autore dei bei testi e flautista) Claudio Canali, ora monaco eremita e Giuseppe Banfi. La scelta di riarrangiare il repertorio del gruppo in un ottica folk, integrando gli strumenti elettrici con quelli tradizionali (mandolino, piffero, flauto, cornamusa, fisarmonica) mi aveva messo in allarme perché, lo confesso, sono nato e fondamentalmente  rimango, ‘rockettaro’. Lo show dei Biglietto per l’Inferno.folk mi ha fatto svanire però qualsiasi perplessità, anche perché dal vivo, come sempre, i suoni acquistano potenza. La nuova formazione ad otto elementi non ha mostrato sbavature ed ho apprezzato in modo articolare il chitarrista Franco Giaffreda, un vero talento e la cantante Mariolina Sala, capace di interpretare anche teatralmente brani come “Il tempo della semina”, “Il nevare” e la coinvolgente “Confessione”. L’arrivo sul palco del grande Martin Barre ha ulteriormente alzato il livello di elettricità, il musicista si è inserito da par suo nell’organico del Biglietto e poi ha pizzicato il magico riff di “Aqualung”, cantata da un emozionato Giaffreda.


A questo punto tocca ai New Goblin… I tecnici del palco (rapidissimi e bravi a gestire tutti gli inconvenienti che con diabolica puntualità si manifestano dopo ogni cambio di set) accentrano i ‘muri’ di tastiere di Simonetti e Guarini che riposano, da inizio serata, ai lati del palco ed ecco subito l’imprevisto: a Simonetti non funzionano una serie di campionamenti, tra cui quello del mellotron. La cosa va per le lunghe ed ai fan più tremebondi si affacciano gli spettri di Bottrop mentre Iaia cerca di far passare il tempo chiacchierando con l’imperturbabile Guarini. Nel corso delle due serate la presentatrice si è giustamente vantata che al Prog Exhibition i musicisti si esibiscono suonando tutto a mano, senza ‘clic’ e senza ricorrere a basi registrate ma per i New Goblin (ed anche i Rebirth) non è del tutto vero perché la band in qualche brano ricorre anche a basi ed effetti.
I New Goblin iniziano con “Magic thriller”, seguita da Mad puppet. La band sembra sentire il peso dell’essere headliner della serata conclusiva del Festival e di fronte ad un pubblico non completamente ‘di parte’. I musicisti rimangono concentrati, poche parole e praticamente nessuna divagazione anche per Simonetti, di solito più loquace e scherzoso che invece, dal punto di vista musicale, propone diverse azzeccate variazioni e spunti sui temi. Il tempo a disposizione della band non è molto, ulteriormente ridotto dagli inconvenienti tecnici iniziali e dall’annunciata jam session finale e quindi vengono eliminati dalla scaletta due brani (“Phenomena” e “Zaratozom”) ed anche “L’alba dei morti viventi” è ridotta di due terzi e fusa con “Zombi” mentre “Suspiria” viene in pratica suonata nella versione, più breve, del 45 giri. Completano il set list “Dr. Frankenstein” (l’esecuzione migliore dello show), “Roller”, “Goblin”, “Nonhosonno”, “Death farm” (con qualche inceppamento), “…e suono rock”. 
Simonetti introduce poi “un pezzo che non ha bisogno di presentazioni” e parte l’arpeggio di “Profondo rosso”. Nel finale entra dalla quinta di sinistra Steve Hackett, accolto da un boato, che impreziosisce il brano con alcuni assoli, tecnicamente non impegnativi ma che si inseriscono perfettamente nella composizione dei Goblin. Simonetti e Morante, in preda all’emozione, presentano il chitarrista inglese che si produce in un assolo ad effetto che funge da intro a “Watcher of the sky”. Penso che Simonetti in quel preciso istante abbia compiuto un salto all’indietro nel tempo di quarant’anni, ritornando quel ragazzo ventenne che in cantina provava con gli amici i brani dei Genesis, magari sognando di essere lui il tastierista della band inglese. Il ‘mellotron’ per fortuna funziona e tocca alla sezione ritmica dare l’incedere maestoso del brano che ha fornito l’ispirazione per l’inizio di “Zombi”. La scelta di includere Tani e Previtali nella formazione dei New Goblin, com’è noto, è stata molto criticata, così come certi atteggiamenti perennemente incazzosi tipicamente metal ma devo dire che l’impegno profuso dai due musicisti è comunque ineccepibile. Durante “Watcher of the skies” Morante praticamente smette di suonare ed osserva Hackett, quasi stupito della situazione. Si conclude così, tra le ovazioni, lo show dei New Goblin con Simonetti e Morante che fanno a gara per farsi fotografare assieme al musicista inglese.


Il Prog Exhibition però non finisce così, infatti inizia una super session che vede sul palcoscenico Maartin Allcock (alle tastiere, non funzionanti, una maledizione per il simpatico musicista!), David Sinclair, Mel Collins, Martin Barre, Steve Hackett e Franz Di Cioccio alla batteria. I musicisti danno vita ad una sgangherata ma divertente versione di “Locomotive breath” ed ad un blues alla “Crossroads” che è un pretesto per i vari assoli, il tutto per la gioia dei circa quattrocento spettatori presenti.

Mentre il pubblico inizia a defluire mi imbatto in Luciano Regoli, Marcello Vento, Jenny Sorrenti e nei componenti de Il Biglietto per l’Inferno che, disponibilissimi, autografano le ultime copie del loro LP ‘Tra l’assurdo e la ragione’. E’ l’una passata e me ne torno in albergo soddisfatto.

La mattina seguente ho come vicino di colazione il mitico Martin Barre, persona modestissima, come solo i grandissimi sanno essere. Ma non è finita. Mentre scendo con l’ascensore per fare il ceck out, si aprono le porte e mi ritrovo Maurizio Guarini. Naturalmente è d’obbligo una breve chiacchierata e Maurizio mi rivela che ‘Goblin sette note in rosso’ se lo è letto e gli è piaciuto: “è scritto bene, in modo obiettivo. Improponibile qualsiasi paragone con altri scritti”. Fa anche un paio di ulteriori considerazioni che tengo per me ma che mi fanno molto piacere.
Saluto Guarini, sempre pacato ed equilibrato ed intraprendo il viaggio di ritorno verso casa, ancora accompagnato dal sole. Il Prog Exhibition 2011 è davvero finito….

lunedì 24 ottobre 2011

News: 'Italian Progressive Rock Festival’ e 'Dracula 3D'.

Reduce dal Prog Exhibition 2011, di cui parlerò diffusamente nel prossimo post, riporto due aggiornamenti.
Sono andati esauriti i biglietti per il concerto da headliner dei (New) Goblin nel Club Città a Kawasaki, nonostante il prezzo non proprio economico: 140 euro! Al momento la data del 5 novembre è l’unica ad essere sold out nel ‘Italian Progressive Rock Festival’, a conferma di quanto avevo evidenziato (e consigliato) nel mio libro. Da notare che per i concerti degli Osanna e della PFM un’orchestra accompagnerà i gruppi. Gli Osanna riproporranno l’ottima colonna sonora del cult di Fernando Di Leo ‘Milano calibro 9’, oltre ad un ‘best of.’ La PFM terrà invece due show con scalette completamente diverse: “Stati di improvvisazione e anthology” e “Da Mozart a Celebration”.
Gli organizzatori hanno già preparato varie magliette promozionali (una per ogni gruppo, oltre a quella del Festival) e non è escluso che gli show trovino un riscontro anche discografico per il mercato giapponese.



Con riguardo invece a 'Dracula 3D' di Dario Argento, attualmente in post produzione, la partitura di Simonetti (nella foto alle prese con il ‘fantasmatico’ theremin) sarà orchestrale, come già annunciato ed i Daemonia realizzeranno il brano per i titoli di coda, come per 'La terza madre'. Speriamo bene.

giovedì 13 ottobre 2011

(PROG) NEWS


Novità ad una settimana dal Prog Exhibition 2011. I (New) Goblin eseguiranno con Steve Hackett un brano dei Goblin ed uno dei Genesis. I titoli sono ancora (e rimarranno) top secret ma si possono fare delle congetture. Vista l’attuale scaletta della band romana mi sembra che i brani maggiormente indiziati per un 'apporto' di Hackett siano Goblin e Aquaman. Per quanto riguarda il repertorio dei Genesis, tra i pezzi che Hackett esegue ancora dal vivo, penserei a Los endos. Sempre tra gli strumentali mi viene in mente anche After the ordeal e varie cose da ‘Wind and wuthering’. Certo Firth of the fifth sarebbe splendida ma assai più complessa.
Nella scaletta del 21 ottobre c’è poi una new entry: gli UT di Maurizio Salvi e Gianni Belleno. Una bella novità perché Salvi (chiamato ‘il piccolo Bach’ nei primi anni ’70 e difatti è diventato un apprezzato concertista nonché direttore d’orchestra) è un tastierista sopraffino e gli album ‘UT’ e ‘Canti d’innocenza, canti d’esperienza’, entrambi con Salvi e Belleno (nonché Nico Di Palo) sono i lavori che amo di più tra quelli realizzati dalla ‘grande famiglia’ dei New Trolls.


Per chi si fosse perso la diretta dello special su ‘Goblin sette note in rosso’ trasmesso da Radio Sherwood lo scorso 8 ottobre, segnalo che la puntata è disponibile in podcast collegandosi a questa pagina.
La parte dedicata ai Goblin inizia al minuto 56. Buon ascolto!!

domenica 9 ottobre 2011

‘GOBLIN SETTE NOTE IN ROSSO’ a RADIO SHERWOOD II.


Come preannunciato nel precedente post, ieri sono stato ospite di Radio Sherwood per uno special di un’ora dedicato a ‘Goblin sette note in rosso’. E’ stata un’esperienza piacevolissima e desidero ringraziare Stefano e Marco, i conduttori della trasmissione ‘A dispetto della discrezione’, che hanno dimostrato un sincero interesse per i libro ed una grande passione per il cinema e la musica degli anni ’70. Mi ha accompagnato in studio anche Diego, amico gobliniano da sempre, che ha partecipato attivamente alla discussione. Per l’occasione avevo preparato una scaletta studiata per far risaltare l’abilità dei Goblin in generi musicali diversi e che presentava anche alcuni inediti (le versioni dei titoli di testa di ‘Profondo rosso’ e ‘Suspiria’, stereo e prive di dialoghi/rumori, un outtake da 'Chi?', un medley veramente elettrizzante da ‘La via della droga’) ma che (tempo tiranno!) è stata programmata solo in parte. Si sa che quando ci si diverte il tempo vola… Grazie ancora Marco e Stefano!
   

lunedì 3 ottobre 2011

‘GOBLIN SETTE NOTE IN ROSSO’ a RADIO SHERWOOD


Sabato 8 ottobre, dalle ore 18 alle 19, sarò ospite della trasmissione ‘A dispetto della discrezione’ di Radio Sherwood, storica emittente radiofonica padovana (attiva sin dal 1976, l’anno di pubblicazione di Cherry Five, Perché si uccidono, Chi? e Roller!) che da qualche mese opera esclusivamente sul web. L’ora sarà interamente dedicata alla presentazione del libro ‘Goblin sette note in rosso’ e naturalmente sarà intervallata dall’ascolto di brani dei Goblin. Curerò personalmente la scaletta per cui aspettatevi brani inusuali, chicche e magari qualche inedito…
Potete ascoltare radio Sherwood in streaming collegandovi al sito:
Se poi avete quesiti gobliniani che vi tormentano da anni potrete telefonare in diretta allo (39) 049.9817423.

domenica 25 settembre 2011

NEW GOBLIN LIVE con STEVE HACKETT!

Sono stati annunciati gli ospiti internazionali che si esibiranno a fianco dei gruppi italiani nella seconda edizione del Prog Exhibition che si terrà a Roma, al Teatro TendaStrisce, il 21 ed il 22 ottobre 2011. Il mitico Steve Hackett, indimenticato chitarrista dei Genesis, sarà l’ospite d’eccezione dei New Goblin ed eseguirà con Simonetti e soci almeno un paio di brani, non si sa se dei Goblin o se tratti dal repertorio del periodo d’oro della band inglese.
Per quanto riguarda gli altri gruppi in cartellone gli abbinamenti sono: Darryl Way (Curved Air) / Arti e Mestieri; Richard Sinclair (Caravan) / Balletto di Bronzo; Martin Barre (Jethro Tull) / Biglietto per l’Inferno.folk. Niente male davvero!