Doppia
recensione per i due concerti che i Goblin Rebirth hanno tenuto nel 2015 ed ai
quali ho avuto il piacere di assistere.
Iniziamo
con l’esibizione del 18 maggio al FIM di Genova, una kermesse di tre giorni con decine di gruppi ed in cui i Rebirth erano
headliner in una giornata che aveva in cartellone (per la sezione Prog Fest)
anche i debuttanti Cherry Five, seguiti da Bernardo
Lanzetti e dagli UT New Trolls. In questa occasione la band, un poco
innervosita (soprattutto Marangolo) per il ritardo accumulato dalle precedenti esibizioni
e per l’inclusione di alcuni pezzi mai eseguiti in precedenza, aveva dato vita
ad uno show a tratti teso, con un sound parecchio duro, causato dall’impianto
audio tarato dai tecnici del suono su livelli più consoni ad altri gruppi in programma.
In particolare il volume della grancassa era talmente forte da risultare più
simile ad una cannonata, costringendo il sottoscritto ad arretrare in una
posizione più laterale per non rischiare danni irreparabili all’udito, al
contrario degli amici Roberto Attanasio e Denis Podnos (giunto appositamente
dalla Russia) rimasti imperterriti in prima fila. La scaletta del concerto
aveva inanellato: “Killer on the train”, “Buio omega”, “Dr. Frankenstein”, “La
chiesa”, “L’alba dei morti viventi”, “Connexion”, una sezione con quattro composizioni dal
nuovo album in anteprima assoluta perché all’epoca non ancora pubblicato
(“Forest”, “Book of skulls”, “Mysterium”, “Evil in the machine”) e quindi
“Zombi”; “Suspiria”, “Profondo rosso” e
come bis “Goblin”.
E
veniamo al concerto in quel di Lugagnano di Sona, appena fuori Verona. Il club 'Il Giardino' è una piccola oasi di buona musica in un deprimente deserto di proposte. Basta dare un’occhiata agli eventi che si tengono in questo
minuscolo locale (in pratica un garage doppio) per rendersi conto che di qui
transitano artisti di grande livello. Il concerto dei Goblin Rebirth del
20 dicembre è stata una vera e propria festa, un’occasione fantastica per
ritrovarsi tra amici gobliniani (Max Velvet, Roberto Attanasio, Giampietro Callegaro, Marco Bertuzzi con l’aggiunta
insperata all’ultimo momento di Diego Vergari che ha addirittura fatto da roadie a Marangolo),
sia tra il pubblico che sul palco.
Sottolineo, sul palco, perché i musicisti
hanno dimostrato autentico affetto tra di loro e nei confronti del pubblico,
dando tutto quello che potevano. Questo nonostante la stanchezza, con Pignatelli e Cherni reduci dal concerto di Venditti in quel di Ancona,
tenuto la sera precedente (motivo che aveva costretto band ed organizzatori a
spostare la data del concerto dal 19 al 20 dicembre) mentre Marangolo, si era
sorbito 9 ore di treno per arrivare in quel di Padova alle 15,30 e poi
raggiungere in auto Verona, accompagnato da due suoi ex allievi. Avevo prenotato quattro posti in prima fila (per Max Velvet e due mie care amiche, Diana e Tania) non appena si era diffusa la notizia del
concerto e l’emozione di assistere allo show a pochi centimetri dai musicisti,
in pratica sul palcoscenico (che non è rialzato ma allo stesso
livello del pavimento), è stata davvero fortissima: eravamo talmente vicini da
poter azionare la pedaliera di Giacomo Anselmi!
La cosa ha avuto anche una
controindicazione poiché il chitarrista mi ha impedito di vedere Marangolo per tutto il concerto (tranne l'assolo) mentre
Pignatelli impallava Cherni….
I
Rebirth hanno eseguito: “Killer on the train”, “Buio omega”, “Dr.
Frankenstein”, “Forest”, “Connexion”, Book of skulls”, “La chiesa”, “Le cascate
di Viridiana”, “Back in 74”, “L’alba dei morti viventi”, “Mad puppet / Death
Dies”, “Mysterium”, “Zombi”; “Evil in the machine”, “Suspiria”, “Profondo
rosso” e “Goblin”.
Un
concerto sensazionale, in cui è difficile segnalare i pezzi migliori ("Buio
omega", "Back to 74", "Le cascate di Viridiana", "Goblin") e con ben poche sbavature (il basso quasi inesistente in "Killer on the train", un contrattempo in "Zombi", il vocoder troppo basso in "Evil in the machine"), al termine del quale i
musicisti, nonostante la stanchezza, con incredibile gentilezza hanno
soddisfatto le richieste di foto ed autografi di praticamente ogni spettatore
presente nel club.
Al
ritorno, tra fitti banchi di nebbia, restava l’amarezza di constatare come in
Italia gruppi del calibro dei Goblin (Rebirth o meno) abbiano enormi problemi a trovare ingaggi adeguati e siano costretti a rivolgersi all’estero. Purtroppo nemo propheta in patria...