domenica 19 gennaio 2014

La recensione di Denis Podnos del tour americano dei Goblin (terza parte).


La terza ed ultima parte della recensione di Denis:
 
“In fine vi racconto delle nostre esperienze particolari per ogni giorno delle esibizioni dei Goblin con dettagli delle nostre avventure negli Stati Uniti.


Siamo stati fortunati di essere arrivati con una macchina allo Starland Ballroom di Sayreville, New Jersey da Staten Island, dove abitavamo, perché ad arrivare a quel posto isolato e sconosciuto con mezzi di trasporto pubblico da New York City in una sera invernale ci vorrebbero due o tre ore. Il concerto si teneva non tanto lontano da un campo industriale che mi ricordava la centrale nucleare dal film “Virus” di Bruno Mattei, e quanto vorrei vedere i Goblin suonare in un paesaggio come quello! Ci siamo poi anche smarriti in una ampia zona di magazzini prima di arrivare finalmente al locale che non era mica male. In fila davanti alla porta abbiamo incontrato un americano che aveva visto la PFM suonare durante il loro famoso tour per gli Stati Uniti nel 1974 e abbiamo parlato tanto di Goblin (il poveretto non sapeva che i Goblin avrebbero suonato senza Claudio Simonetti) e la musica/cultura dei vecchi tempi. Appena entrati, ho visto uno stand con la merce gobliniana e ho acquistato due magliette baseball e la borsa per vinili. Anche il mio amico ha preso qualche maglietta per sé. Poi abbiamo occupato un posto per noi tre in prima fila sulla destra e mentre aspettavamo i Goblin io osservavo il pubblico, per lo più gente semplice di circa quaranta/ quarantacinque anni, uomini, poche donne, vestiti come i soliti ammiratori di musica rock ed ho incontrato di nuovo dopo 2009 il famoso fan americano Ian Zapczynski, con cui non sono riuscito a parlare prima del concerto e che ho incontrato poi più volte nei locali di altre città. Per primi sono usciti sul palcoscenico Zombi, un duo americano, influenzato da Goblin ed a quanto pare da Fabio Frizzi, che a noi sono piaciuti, in modo particolare un paio di pezzi di cui non conosco i titoli. Dopo una penosa attesa ecco i Goblin. Sin dal inizio sono stato completamente immerso nelle loro musiche e per me il concerto è passato in un attimo senza interruzioni, ad eccezione dei momenti quando comunicavamo le emozioni tra noi tre. Visto che non mi è stato permesso di usare la mia macchina fotografica e la videocamera, ero libero di godermi lo spettacolo. L’esibizione ci è piaciuta moltissimo; la qualità audio era buona ed avevo la sensazione che era un bel inizio. Poi è giunta l’ora del primo incontro con i musicisti, dopo il luglio 2009. Massimo mi ha accolto con tanta sincerità e, pensando a quella data oggi, direi che mi è sembrato più felice che nei giorni seguenti. Abbiamo chiacchierato con il gruppo, i miei amici hanno fatto delle foto con Massimo, Aidan e Maurizio, e credo che uno di miei amici, tanto impressionato dalla bellissima Valeria, ha fatto anche una foto con la ballerina del gruppo proprio il primo giorno dell’incontro. Usciti dall’edificio, in uno stato di stupore grazie ai Goblin, abbiamo parlato un po’ con un americano di origine svedese ed eravamo d’accordo che il gruppo suonava fortissimo. 


Il giorno seguente, dopo una passeggiata per Manhattan ed una bella cena in un ristorante di  proprietà di un italiano, siamo partiti con la metropolitana di New York verso il Greenwich Village per Bleecker Str., per raggiunger un posto chiamato Le Poisson Rouge, dove pare si siano  esibiti, tra gli altri, Miles Davis e Jimi Hendrix. Davanti a questo club ho visto per la prima volta il tour bus di classe A col quale i nostri Goblin viaggiavano per gli Stati Uniti. Ero curioso di sapere come facevano a muoversi tra le città del paese, alcune delle quali a distanza di 500 km. una dall’altra, con solamente due giorni liberi ed anche noi all’inizio avevamo avuto l’idea di affittarci un pulmino ma di classe B o C ma poi abbiamo lasciato perdere. Dopo essere entrato in quel club, abbiamo sentito Zombi suonare e visto di nuovo lo stand con la merce gobliniana. Mi sono comprato più magliette, una felpa e forse anche un’altra borsa ma poi mi sono accorto di una cassa di cartone per imballaggio con il logo dei Goblin che ho pensato di prendere per il nostro Roberto. L’interno del club non faceva una grande impressione; sembrava invecchiato e fangoso con un pavimento vischioso. Mi ha sorpreso poi che per il guardaroba si dovesse pagare 2-3 dollari per ogni capo. Il palcoscenico era troppo piccolo ed il posto è forse più adatto per musica intima da camera o jazz e non elettronica dalle caratteristiche maggiormente sinfoniche (però abbiamo visto sul un muro un manifesto di Afrika Bambaataa, l’ideatore del cosiddetto electro funk). Non so come ha fatto Valeria a muoversi in uno spazio cosi ristretto. Eppure, essendo un po lontani dal palcoscenico potevamo vedere i Goblin molto bene. Il piccolo locale era esaurito ma è difficile dire quanta gente c’era rispetto al piu grande Starland Ballroom dove abbiamo avuto piu spazio per muoverci. La qualità del suono era peggiore che allo Starland Ballroom ma a noi il concerto è piaciuto lo stesso. Durante l’esibizione dei Goblin ho capito che non avrebbero suonato le loro musiche allo stesso modo ovunque. Ho notato come Fabio stava deviando piu volte dalle note non solo delle versioni in studio alle quali siamo abituati ma anche da quelle del giorno prima. Il gruppo suonava diversamente ed ho scattato qualche foto con la mia Canon EOS 5D Mark II, alcune buone, altre di qualità modesta, avanzando ogni tanto verso i musicisti fino ad arrivare vicino a Massimo. Una sensazione fichissima! Abbiamo incontrato i musicisti due o tre volte, ma soltanto per scambiare poche parole, e cosi abbiamo lasciato Bleecker street presto, l’autobus per Staten Island era in ritardo di un’ora e più: bagnati dalla pioggia ed al freddo, nemmeno la musica di Goblin ci poteva riscaldare. E’ stato bello tornare a casa, l’indomani ci attendeva un lungo viaggio.
Partiti con un Dodge Avenger abbiamo percorso le strade degli Stati che circondano New York, percorrendo l’area metropolitana bassa e pianeggiante di New Jersey, in direzione del bellissimo Stato montagnoso del Vermont ed un pezzetto di Massachusetts con delle bellissime case decorate per il Natale. Siamo arrivati a un motel non lontano dalla costa dell’oceano Atlantico dove abbiamo passato la nostra prima notte. Martedì, siamo andati prima nella storica cittadina costiera di Salem dove volevo comprare qualche souvenir da dare ad Aidan per la sua voce della strega ma i souvenir non mi hanno impressionato perciò non ho preso niente. Dopo una passeggiata per i principali luoghi d’interesse con tante belle case di legno ben conservate, ci siamo diretti a Boston, il posto del prossimo concerto dei Goblin.


Al The Sinclair di Cambridge il suono era chiarissimo e lo show ci è sembrato più riuscito degli altri due. Il palcoscenico questa volta era rialzato, cosi che i Goblin ci guardavano dall’alto. Allo sportello della cassa c’era un scritto “sold out” ed il pubblico era ancora più entusiasta ed ha accolto i musicisti a braccia aperte con tante espressioni bellissime e memorabili, del tipo di “this is fucking awesome”, urlati continuamente. Io mi sono permesso soltanto un “Goblin for president” (invece di “Fabio for president” che volevo gridare più volte, ma non so cosa mi ha fermato) grazie allo splendido lavoro dell’intero complesso. Durante l’esecuzione del brano Zombi il gruppo ha avuto un bel cambio del ritmo, quasi irriconoscibile nella seconda parte, un pochino rallentato e poi accelerato, una cosa che mi ha impressionato tanto ma che purtroppo non si è ripetuta negli altri concerti. C’era anche un bellissimo contrasto tra il pianoforte accelerato di Maurizio e l’organo più lento e moderato di Aidan. Massimo mi è molto piaciuto durante quel concerto, la sua passione si trasformava benissimo in una tecnica precisa. Bravo Massimo! Dopo il concerto un mio amico ha avuto l’onore di prestare la sua giacca a Fabio quando il signor Pignatelli usciva a fumare nel freddo e gli ha raccontato della fatica di scrivere il suo spartito per il tema principale di Tenebre. Peccato che non c’ero anch’io con Fabio in quel momento, essendo occupato o con Agostino o con Ian Zapczynski nel locale. In altre occasioni ho avuto però modo di parlare con Fabio grazie alla gentilezza dello storico bassista. Grazie Fabio! Uscendo dal parcheggio abbiamo visto di nuovo Massimo che fumava in solitudine e l’abbiamo salutato con un segnale dalla macchina a lui ci ha detto addio con la mano. Cosi lasciavamo i Goblin per il nostro prossimo motel.
 
il tour bus dei Goblin

L’11 Dicembre era una data che aspettavo tanto, poiché dovevamo vedere i Goblin in sound-check alla Center Church-on-the-Green, New Haven. Di nuovo una esibizione in una chiesa, come a Krems, Austria, il 23 Aprile 2009, ma questa volta era una chiesa consacrata e non trasformata in sede per soli eventi culturali. Siamo giunti nella bellissima città di New Haven, sede di un filiale dell’Università di Yale e piena di studenti e passando vicino alla chiesa abbiamo visto parcheggiato l’autobus dei Goblin. Dopo una passeggiata, siamo tornati in centro e quindi alla chiesa per il sound-check.  Abbiamo aspettato per qualche tempo e parlato tra noi fan in sala d’ingresso mentre i Goblin erano occupati con i preparativi per il loro sound-check, al quale potevamo assistere. Aidan in particolare stava per andare in città a trovare una tastiera da affittare o comprare perché la sua si era rotta per il freddo. Quando siamo entrati in chiesa abbiamo occupato i nostri posti a un banco, salutato i musicisti ed io mi sono messo a fare delle foto. Era toccante sentire Maurizio provare a suonare qualche accordo da Quiet Drops a un certo punto. E come nel 2009, specie a Foligno, hanno suonato un pezzo a me sconosciuto, in un modo che mi ha fatto venir voglia di sentirne di più, magari qualcosa che avevano fatto come session men. Era affascinante sentire come uno dopo l’altro iniziavano slegatamente qualche accordo e poi all’improvviso stavano suonando all’unisono. Una volta tornato Aidan, abbiamo ricevuto la gentile attenzione dei musicisti in un incontro amichevole con loro. Ci hanno firmato i poster che erano allegati a nostri biglietti VIP e hanno anche fatto delle foto con noi (credo sia stata la mia prima foto con i Goblin).


Nonostante avessero tanti problemi tecnici, durante il concerto hanno suonato più forte che mai e la loro energia sembrava rinnovata, come fosse sceso su di loro lo Spirito Santo ad aiutarli a  combattere tutte quelle circostanze del giorno. Mi alzavo dopo ogni brano ad applaudire i nostri folletti e non ero l'unico che non rimaneva più seduto alla gloriosa fine di quattro o cinque composizioni! I Goblin hanno dimostrato benissimo il loro potere in situazioni cosi difficili; a un certo punto durante l’esecuzione di Magic Thriller non si poteva più sentire le tastiere di Maurizio, anche Fabio aveva dei problemi simili col suo basso, poi uno dello staff è andato da Ago almeno due volte per fissare la sua batteria mentre Agostino suonava ed infine, quando stavano eseguendo Profondo Rosso, è stata accesa la luce e spenta l’illuminazione del palcoscenico, poi rimessa a posto soltanto parzialmente! Ragazzi, credetemi, avete perduto un’ora sacra di loro esibizione come io non ho mai visto! Quelle vibrazioni nella chiesa! E poi tutta l’atmosfera di un’azione profana in una casa sacra di Dio, l’unico concerto con soli posti a sedere e niente gente in piedi. C’era un uomo che irradiava tanta gioia, come un bambino, che aspettava da tanto di vedere i Goblin per la prima volta e quando Fabio parlava con noi in inglese prima del concerto (dai Fabio, sei grande, continua cosi!) quell’uomo non ha neanche capito chi stava davanti a lui ed ha chiesto a Fabio se era pronto a vedere i Goblin suonare live o qualcosa di simile. Un momento veramente divertente! Avrei dovuto chiarire all’uomo che Fabio è l’unico bassista del gruppo, cosa che Fabio ha confermato alla sua maniera. Dopo il concerto Fabio mi ha raccontato del famoso episodio della nascita dell’tema leggendario per Profondo Rosso. Più tardi, quando ero insieme a Fabio ed Aidan allo stand con la merce, Agostino si è avvicinato ed ha posato la sua mano sulla mia spalla, come un amico che esprime gratitudine per la nostra presenza e il sopporto al gruppo. Grazie a te Ago! Con Fabio abbiamo anche parlato dell’attività cinematografica del mio amico ed ho rivelato a Fabio il nostro sogno di poter affidare ai Goblin un giorno la composizione delle musiche per un suo lavoro se mai si realizzerà. Fuori dalla porta della chiesa si stavamo rilassando anche Massimo e sua figlia, chiacchierando un po’ di cose che non mi ricordo più. E’ stata una giornata piena di emozioni, la più riuscita in tutti i sensi.

in concerto a New Haven

 Il giorno seguente, dopo la terza notte in un motel, questa volta un albergo con bagarozzi, odore di cannabis o qualche altra droga, siamo partiti per Philadelphia dove ci aspettava l’esibizione del gruppo al Trocadero Theatre. A Philadelphia siamo arrivati quando il sole stava per spegnersi. Non abbiamo visto quasi niente della città, tranne il bel panorama dal ponte che ci portava verso il centro e un po’ del quartiere centrale. Faceva freddo come in nessun altro luogo ed eravamo costretti a riscaldarsi nei ristoranti dell’onnipresente Chinatown, l’unica attrattiva che era disponibile per noi. Meno male che mancava poco all’inizio del concerto. Il concerto al Trocadero Theatre è stato meno forte della insuperabile esibizione precedente e sfortunatamente non ha lasciato ricordi nuovi. Però proprio in quel locale mi sono pienamente immerso nella musica visto che per la seconda volta non mi è stato permesso di usare la mia camera, anzi me l’hanno portata via a custodita per 3 dollari. Brava gente! Naturalmente nonostante tutto, specialmente la pessima qualità del suono in questo locale, i musicisti hanno suonato benissimo davanti un pubblico riscaldato non soltanto dalla musica. Dopo il concerto abbiamo parlato con i musicisti più lungo che in altri locali. Ero particolarmente colpito dalla esibizione di Valeria come zombi e l’ho lodata e ringraziata per il suo lavoro ed è stata veramente brava ad esibirsi quando non si sentiva bene. C’era anche Agostino che mi ha dichiarato la sua ammirazione per la Russia. Mi ha parlato un po’ della loro esperienza negli Stati Uniti e mi ha anche raccontato che è stato a Mosca nel 1982 quando suonava per Amii Stewart in un tour nell’Unione Sovietica. Non ho mai sentito o letto di questa sua esperienza russa ed io in quell’anno non ero ancora nato. Grazie carissimo Ago! Aidan ci ha anche raccontato della sua esperienza con Tony Tartarini, avendo suonato qualche tempo fa in due brani per la pregevole voce dell’album Cherry Five. Poi Fabio mi ha raccontato di come passavano le sere nei dopo-concerti negli anni in cui erano giovani. Mi sembra che in fondo non è cambiato molto, nonostante siano trascorsi tanti anni, i loro caratteri ed interessi sono rimasti gli stessi. Quello che ho visto io nei cinque giorni passati è che tutti i musicisti erano disponibili a qualunque tipo di fan prima e dopo le esibizioni. Questa nostra quarta notte l’abbiamo passato a un motel più buono e meno costoso, non tanto lontano da Atlantic City.



Dell’nostro viaggio per Washington non ho niente di interessante da raccontare. Immediatamente prima del concerto abbiamo comprato dei fiori per i musicisti grazie a uno di miei amici, a cui e venuta quell’idea brillante. Di tutte le esibizioni del gruppo soltanto il concerto a Washington DC ci ha lasciato delusi per problemi tecnici ma si sentiva anche che i musicisti quel giorno erano meno ispirati. E poi non so come si può suonare più forte e con piu entusiasmo che alla chiesa di New Haven. Una piccola curiosità che mi ricordo é che Massimo ha detto “witch” nel microfono una volta durante l’esecuzione di Suspiria (questo é ironico, visto che se non erro era Massimo l’unica voce originale della strega nell’anno 1976, l’onore è poi stato delegato ad Aidan). Mi sono piaciuti tanto gli ampi movimenti di Fabio sul palcoscenico (forse cosi voleva liberarsi da quel giorno difficile). Lo staff di 9:30 Club non mi ha neanche permesso di filmare il concerto proprio quando ero finalmente riuscito a trovare un veloce compact flash da 32GB (per questo motivo  non sono riuscito a fare riprese video nelle altre sale ma almeno i miei amici hanno fatto qualche filmato di quattro concerti con i loro iPhone). Alla fine del concerto abbiamo regalato dei fiori a Massimo, Maurizio, Aidan, Fabio, Agostino e Valeria (due mazzi per lei, uno destinato a sua madre) davanti al pubblico. Dopo il concerto mi sono comprato qualche maglietta in più e poi ci siamo spostati fuori del locale per dire ai Goblin il nostro addio finale perché il giorno dopo dovevamo partire per New York. Il distacco è stato lungo; abbiamo salutato tutti i cinque musicisti e di nuovo li abbiamo invitati a venire a Mosca per mostrargli la nostra bellissima città (peccato che non c’é abbastanza gente in Russia che ascolta la loro musica per organizzarli un concerto a Mosca). Un po’ più tardi, passeggiando vicino al locale, abbiamo incontrato per caso la madre di Valeria che era tanto riconoscente per i fiori, avendo visto in faccia quei tre matti che hanno seguito i Goblin per una settimana.


Dopo aver visto sei concerti con tanta differenza nell’esecuzione degli stessi brani, ho capito che ogni volta il momento più caro per me era incontrare i musicisti e poter scambiare quattro parole con loro. Ringrazio mille volte tutti i Goblin per aver accolto me e i miei amici con simpatia. Eh si, noi russi sappiamo amare di cuore non pensando alle spese. Se avessi avuto il tempo e più liberta, sarei venuto a tutti i tredici concerti. Una cosa è sicura per me, cioè i Goblin sanno ancora suonare cosi che ad ogni concerto, anche a distanza di un solo giorno, ci sono delle nuove sensazioni. Ma ho anche capito che, nonostante l’atmosfera dei concerti, io la musica dei Goblin me la godo di più ascoltando le registrazioni perché tutti quei dettagli sottili della loro musica io li scopro ad ogni nuovo ascolto degli stessi dischi.
Noi tutti sappiamo troppo bene le vicissitudini dei nostri amatissimi folletti ma stento a credere che questo ritorno dei Goblin diventerà un ennesimo canto del cigno per loro. Però sono sicuro che per poter andare avanti ci vorrebbe un compromesso sul repertorio. In ogni caso, spero che, dovunque suoneranno e con qualunque repertorio, io avrò la possibilità di rivederli almeno ancora una volta!
Grazie ai lettori per l’attenzione e la pazienza!”.

2 commenti:

  1. Ciao Fabio!
    Grazie per aver rielaborato la mia recensione. Hai fatto un gran lavoro amichevole a renderla piu accessibile.
    Spero che stai bene.
    Ti saluto da Mosca!

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  2. Ciao Denis, grazie a te per aver condiviso con i fan italiani le tue esperienze americane.

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